10 febbraio: giornata del ricordo
La data ricorda uno degli ultimi viaggi della motonave Toscana che portava da Pola a Venezia intere famiglie di italiani che fuggivano spaventate dalle intimidazioni anche cruente (foibe ed eccidi) delle truppe titine che avevano occupato un territorio divenuto italiano dal 1918. Gli italiani, salvo pochi emigrati dopo la prima guerra mondiale, vi risiedevano da secoli, dal tempo della Repubblica Veneta e costituivano gran parte della popolazione dell’Istria con minoranze sulla costa Dalmata.
Il Ministero degli Interni Italiano nel 1958 stimò che 250.000 italiani avevano lasciato quelle terre a fronte di 30.000 rimasti.
Tito spiegò le violenze come giustizia nei confronti dei fascisti che si erano resi responsabili di atti criminali, durante l’annessione dopo il ’18 e soprattutto durante la seconda guerra mondiale le truppe italiane compirono eccidi, ma la maggior parte degli italiani furono vessati per la sola colpa di appartenere ad una precisa etnia, si trattava della cosiddetta pulizia etnica: eliminare da una regione elementi diversi per renderla etnicamente omogenea e giustificarne l’appartenenza ad una specifica Nazione.
Sarebbe bello non parlare più queste cose, farlo non è revanscismo, ma un obbligo morale perché le pulizie etniche continuano nel mondo: Medio oriente, Africa, vent’anni fa’ in Bosnia. A fronte di tanti esempi negativi nella storia ce ne sono anche di positivi, etnie diverse per secoli sono convissute insieme giovandosi l’un l’altra delle rispettive differenze, l’impero romano, la Spagna araba, Venezia, l’Austria-Ungheria, l’impero Turco prima della diaspora degli armeni, rammentiamolo!
E ricordiamo anche che l’Europa Unita è nata per evitare questi orrori, difendiamola!
Le difficoltà economiche sono superabili, la pace che porta anche prosperità non ha prezzo.