L'Euro contro la Francia, l'Euro contro l'Europa...
La questione della compatibilità tra l'euro e un sistema democratico si pone oggi con particolare acutezza. Questa valuta ha imposto alla Francia di cedere la sua sovranità monetaria ad una istituzione non eletta, la Banca Centrale Europea. Ora gli richiede anche di dare alla Commissione europea, pure non eletta, intere sezioni e capitoli del bilancio e della politica fiscale. Cosa resta dunque del patto tutto politico che richiede che il consenso alle imposte sia subordinato al controllo sovrano della rappresentanza popolare sugli impieghi di bilancio del paese?
Questo processo era già iniziato nel periodo precedente (1993-1999), con l'istituzione di uno status di indipendenza della Banque de France. Ma aveva senso a causa e in vista della realizzazione dell'Euro. Vi è, tuttavia, che la prima cessione di sovranità è stata decisiva. La perdita di sostanza democratica creata dall'Euro ha conseguenze drammatiche per il nostro paese. Questa perdita conduce alla inevitabile corrosione del patto repubblicano, e rischia, per le sue conseguenze, di portarci alla guerra civile.
L'Euro prima dell'Euro
L'indipendenza della Banca di Francia, istituita dopo il Trattato di Maastricht è stata un passo decisivo nella perdita della sovranità monetaria. Ma l'indipendenza delle banche centrali e' il risultato in realtà del processo medesimo della sua attuazione. Ora, quello che implica questa cessione di sovranità è ancora più importante dell'abbandono stesso. Una volta che avete lasciato ad altri la scelta della politica monetaria, bisogna ammettere che questi "altri" determineranno con le loro decisioni e azioni le regole di bilancio che si dovranno seguire. Privato della sua libertà di variare i parametri della politica monetaria, il governo perde uno degli strumenti fondamentali di politica economica. Ma perde anche un certo controllo sulle sue risorse fiscali, perché queste sono strettamente legate al livello di attività economica e al tasso di inflazione. Infatti, le risorse fiscali sono valori nominali (e non dimensioni reali). Più alto è il tasso di inflazione e maggiori sono le risorse fiscali. Notiamo anche che parte del deficit costituisce un "debito" simile a quella degli agenti privati che prendono un prestito per avviare un'attività produttiva. Questo solleva la questione della sua remissione in tutto o in parte, dalla Banca Centrale. Ma questo, l'Euro lo proibisce.
Le conseguenze politiche dell'Euro
Impossibilitato a regolare la politica monetaria sulle esigenze dell'economia, il governo scopre che deve conformarsi a norme rigorose di bilancio e di regime fiscale. Se un potere esterno definisce la politica monetaria, necessariamente a regime il medesimo potere arriverà a fissare le stesse regole di bilancio di potenza fisso e fiscali. Questo è ciò che il TSCG, o trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance, adottato nel settembre 2012, ha istituzionalizzato. Se il processo di costruzione del bilancio esce dal controllo del governo gioco forza sarà lo stesso per il processo di imposizione fiscale. Ma il fondamento di ogni democrazia sta proprio nel fatto che la rappresentanza del popolo, il Parlamento ha - e solo lui - l'ultima parola sul bilancio e sulle tasse. Così siamo tornati alla situazione precedente il 1789. Il legame tra il cittadino e il contribuente è stato rotto.
L'euro e la crisi politica
Questa è la causa della crisi della democrazia. Si inizia come una grande astensione alle varie competizioni elettorali. Ciò si riflette anche in un ripiegamento nelle diverse comunità e nell'ascesa del "comunitarismo". Ma questo aumento di comunitarismo ora prende una piega tragica con gli attacchi dei cosiddetti "jihadisti" nel territorio nazionale. Da questo punto di vista la situazione è stata aggravata dal lassismo e dalle compromissioni dello Stato e di alcuni dei suoi eletti per clientelismo [1], con i rappresentanti di questa ideologia.
E' indispensabile mettere fine a queste prassi. La politica dell'abbandono della politica da parte dei politici non può che portare il Paese alla tirannia o alla guerra civile. Ma questo richiede di restituire ai politici i mezzi per agire, e questo in tutti i settori.
I francesi, sentendosi sempre meno cittadini, e questo tanto più che senza remora hanno confuso la parola in impieghi che sono tanto spesso dei contro sensi, si son rifugiati in quello che sembra fornire loro protezione: le comunità religiose, le comunità di origine... Così facendo si precipitano verso la guerra civile. Questa è la critica più radicale che si può fare per l'Euro: quella di strappare con decisione il tessuto sociale e di aizzare infine uno contro l'altro i francesi. Non c'è nella logica dell'Euro altro futuro che quello descritto da Hobbes: la guerra di tutti contro tutti.
Quindi se prendiamo in considerazione tutti gli aspetti, sia economici, che sociali e fiscali, ma anche politici, l'euro ha avuto, per quasi 17 anni ormai, un ruolo estremamente negativo. Togliendo ai governi i mezzi per agire sostiene l'idea della loro impotenza. E non abbiamo neppure finito di pagarne il prezzo.
[1] Vedere Pina C., Silence Coupable, Paris, Kero, 2016