Il Vaticano e Benedetto XV durante la prima guerra mondiale
Il 28 giugno 1904 l'arciduca Ferdinando, erede al trono dell'Austria-Ungheria è assassinato da irredentisti serbi nella Sarajevo (a maggioranza serba e di religione greco-ortodossa) capitale, della Bosnia annessa da poco all'Impero.
Il 28 Luglio l’Austria dichiara guerra alla Serbia.
Il 1 agosto la Germania dichiara guerra alla Russia, e poi il 3 alla Francia. La Gran Bretagna a sua volta il giorno dopo dichiara guerra alla Germania. L’Europa è in fiamme. È scoppiata la temuta ed attesa prima guerra mondiale che farà 7 milioni di morti e feriti.
20 Agosto 1914 muore l’ultra-conservatore Papa Pio X. Il 31Agosto 57 cardinali ( di cui 9 francesi,8 austro ungarici,5 spagnoli) si riuniscono in Conclave con bene in testa l’Identikit del nuovo Papa :
a) Il futuro Papa doveva essere neutrale. Le nazioni belligeranti tramano affinchè il nuovo Papa non sia appoggiato e provenga dal campo avverso. Il premier francese Viviani chiaramente evidenzia questi concetti al cardinal Luçon. La Francia anticlericale e laica che nel 1904 aveva voluto la netta separazione tra Stato e Chiesa confiscandone le proprietà, nonostante l’opposizione (scomunica) del Vaticano, ora per vincere la guerra proclama “l’
Union Sacrée” e le masse cattoliche francesi sono indispensabili contro i protestanti germanici.
I cardinali austriaci sapevano di essere considerati dal precedente pontefice i bastioni del cattolicesimo , contro gli eretici ortodossi- slavi ( la Russia, paladina degli slavi dei Balcani, aveva rotto le relazioni diplomatiche con il Vaticano fin dal 1877) e contro la laicità dello stato.
b) Dovevano finire gli eccessi ( espulsioni di preti, raccolta di informazioni riservate sui religiosi ) compiuti dalla precedente amministrazione nella lotta contro il Modernismo. Mentre Papa Leone XIII(1810-1903) era stato attento al mondo non cattolico, alle nuove classe sociali che si stavano formando in Europa per la rivoluzione industriale-capitalistica ( enciclica De Rerum Novarum) al contrario Pio X era si era preoccupato solo della restaurazione religiosa. Con l’Enciclica “ Pascendi” del 1907 aveva scomunicato il modernismo come sintesi di tutte le eresie. Questo movimento di riforma religiosa cattolica cercava di conciliare la Cristianità storica con le scoperte del pensiero e della scienza moderna. In particolare si proponeva una analisi critica e filologica della Bibbia per restituirle la sua autenticità storica, rivedendo i miracoli con ponderato scetticismo. Inoltre apprezzava la cultura laica- secolare con la netta separazione fra stato- chiesa ( diffusa in molti paesi come gli Stati Uniti).
c) Occorreva migliorare i rapporti tra Vaticano ed Italia che erano pessimi fin dalla perdita di Roma nel 1870. Con le legge delle Guarantige del 1871 in cambio di una protezione diplomatica ed un indennizzo economico, il Papa sostanzialmente era un ospite costretto ad un isolamento diplomatico forzato.
Il 4 settembre 1904 i cardinali elessero con un solo voto di maggioranza Giacomo Dalla Chiesa Arcivescovo di Bologna, Cardinale solamente da tre mesi. Questo mingherlino con una scoliosi pronunciata , con un cespo di capelli neri, un volto emaciato ed affetto da leggera zoppia, ma diplomatico esperto e dottrinalmente moderato , prese il nome di Benedetto XV
Giacomo Della Chiesa era nato a Genova il 21 novembre 1854 da una nobilissima ma non ricca famiglia, entrambi i genitori, marchesi, vantavano dei papi come antenati. Si laureava in legge a Genova nel 187, poi in teologia a Roma dove fu ordinato sacerdote nel 1878, e dove frequentò la famosa “Accademia dei nobili ecclesiastici”. Intraprese la carriera diplomatica che lo portò in Spagna, Francia, Austria. La sua brillante carriera si interruppe nel 1907, quando papa Pio X, lo mandò come arcivescovo a Bologna, lui che non era mai stato parroco, non gradendo la sua naturale predisposizione per i giochi politici, ed il suo silenzio nella lotta contro il modernismo. La stessa cosa capiterà cinquant’anni dopo a papa Paolo VI, nominato Arcivescovo a Milano dopo venti anni di Curia in Vaticano.
Il 1° di novembre dello stesso anno, Benedetto XV pubblica la sua prima enciclica, "Ad Beatissimi Apostolorum". In essa il Papa insiste sulla rigorosa condanna della guerra e sul dovere della pace. Concetti che furono subito mediatizzati ed offuscarono altri temi come il modernismo, la questione della libertà e indipendenza della Santa Sede ed il razzismo ed il nazionalismo. Rivolgendosi ai governi e ai capi delle nazioni li esortava:
«[…] così caldamente scongiurammo Principi e Governanti affinché, considerando quante lagrime e quanto sangue sono stati già versati, s’affrettassero a ridare ai loro popoli i vitali benefìci della pace. […]. È la carità verso di loro e verso tutte le nazioni che così Ci fa parlare, non già il Nostro interesse. Non permettano dunque che cada nel vuoto la Nostra voce di padre e di amico»
Risultati vani i suoi appelli il Papa si adopera dapprima in favore dei preti prigionieri, ma poi estende il suo impegno a favore di tutti i prigionieri ormai inabili al servizio militare. Nella primavera del 1915 contribuisce alla fondazione dell “Opera dei prigionieri”con ramificazioni in Germania, Svizzera, Austria.
In seguito si interessò al rimpatrio di tutti i minori sotto i diciassette anni, tutte le donne e le ragazze, tutti quelli che avevano superato i cinquantacinque anni, e tutti quelli che erano medici, chirurghi o sacerdoti. Per il giorno di Natale Papa Benedetto XV richiese una breve tregua, ma fu respinta dai francesi e dai russi.
Convinto che con l’aiuto umanitario il Papa avrebbe avuto maggior ascolto nel maggio 1916 la Santa sede favorì uno scambio di prigionieri di guerra ( padri di tre figli) francesi e tedeschi in un campo di internamento in Svizzera. Nel 1918 il Vaticano si fece promotore di un rimpatrio senza contropartite di prigionieri tubercolotici.
Il 13 gennaio1915 un terremoto colpì la Marsica facendo oltre 30.000 vittime. Ed il Papa ospitò i terremotati a Castel Gandolfo e si prodigò per assisterli. Ma il primo intento del Papa era mantenere l’Italia neutrale. L’intervento italiano contro l’Austria poteva avere due esiti: o la sconfitta dell’Austria, una grande nazione cattolica; o la sconfitta dell’Italia, con il rischio di una rivoluzione politica e sociale.
La Santa Sede funse così da intermediario tra l’Austria e l’Italia, ed ebbe a fianco la Germania che minacciò l’Austria di non assisterla in caso non avesse ceduto le province di lingua e cultura italiana all’ Italia. Ma a causa del rifiuto e delle esitazioni dell’ imperatore Francesco Giuseppe l’Italia firmò il Patto di Londra, in segreto il 4 maggio. Era previsto che, in caso di vittoria , l’Italia avrebbe ricevuto come compensi territoriali il Trentino, il Tirolo del Sud, Trieste, Gorizia, l’Istria e la Dalmazia, ma il Vaticano sarebbe stato escluso dalle trattative di pace.( Articolo 15 del patto di Londra).Il 24 maggio del 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia dalla parte dell’Intesa per il Vaticano ( ospite in terra Italiana) sarebbe stato più difficile essere imparziali , Molte rappresentanze diplomatiche furono chiuse.
Ma in quegli anni si consumava "la pulizia etnica degli Armeni da parte dei Turchi". Appena il Papa ebbe la certezza delle deportazioni e massacri degli Armeni ritenuti alleati dei Russi, (in guerra contro la Turchia) il Papa s’impegnò direttamente nel tentare di fermare il massacro. Intervenne sia presso il governo tedesco sia presso quello austriaco e direttamente con una lettera al sultano Mehmet. Nel Concistoro del 6 dicembre 1915, Benedetto XV lanciò una appello che rimase inascoltato al mondo civile “l’estrema rovina” che si era abbattuta sul popolo armeno. La sua fu una delle poche voci che si alzò a quel tempo in difesa degli Armeni. Un milione e mezzo di Armeni perse la vita in quella pulizia etnica.
Il 28 maggio 1916 a seguito delle carneficine sul fronte occidentale ed orientale il Presidente statunitense Wilson, evidenziava tre punti su cui i paesi belligeranti avrebbero dovuto trovare accordo per i loro comuni interessi:
- ogni popolo ha diritto di scegliersi la propria sovranità,
- i piccoli Stati dovrebbero godere dallo stesso rispetto che è dato ai grandi Stati e
- il mondo dovrebbe essere liberato da ogni violazione della pace che abbia origine da un’aggressione.
Il papa diffidava di Wilson sia perché “nell’anno elettorale” il suo discorso sembrava fatto apposta per accontentare gli elettori tedeschi ed irlandesi, sia perché di fatto gli Stati Uniti rifornivano la Gran Bretagna imbarcando su navi passeggeri armi e munizioni.
Con la morte il 21 novembre 1916 dell’imperatore Francesco Giuseppe, il successore : principe ereditario Carlo, in una lettera autografa a Benedetto XV, chiedeva un suo intervento presso le potenze belligeranti in merito alla pace, imitato anche dal cancelliere tedesco. Il convegno tenutosi a Roma dei ministri degli esteri dell’Intesa, respinse queste proposte di pace perché generiche e senza alcun accenno alle colpe e restituzione dei territori occupati.
Nel 1917 con l’aggravarsi delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Germania, a causa della guerra sottomarina di quest’ultima, l’America dichiarò guerra alla Germania. Il Papa nonostante sembrasse ormai inutile insistere sulla pace il 1 agosto pubblicò una nota che rappresenta il documento più famoso di Benedetto XV, con la ben conosciuta espressione dell’«inutile strage». Il Papa ancor una volta si appella al dovere morale che ha nei confronti di tutti i suoi fedeli ed è questo che lo spinge a cercare la pace e un accordo tra i popoli. Si tratta di un appello paterno per i suoi figli travagliati. Una parte considerevole della nota viene riservata alle proposte concrete su cui i popoli belligeranti dovrebbero, se non applicarle, almeno rifletterci sopra. Sono delle indicazioni pratiche che secondo il pontefice potevano, senza dubbio, portare a una «pace giusta e duratura».I punti salienti del papa erano:
sostituzione della forza delle armi con quella del diritto;
- diminuzione simultanea degli armamenti da parte di tutti;
- introduzione dell’arbitrato internazionale con funzione di tutela della pace;
- libera comunicazione via terra e via mare;
- contributo reciproco alle spese dei danni della guerra;
- liberazione dei territori conquistati durante il conflitto, e per ultimo;
- esaminare con spirito conciliante di equità e di giustizia gli altri territori che hanno -rappresentato motivo di agitazione fra diversi paesi ancor prima della guerra.
Le risposte dei paesi belligeranti alla nota furono del tutto deludenti. La Francia con il primo ministro Clemenceau non rispose neppure al “ Pape boche”. Solo Carlo I ( Austria) era favorevole ,ma l’Austria ora dipendeva militarmente ed economicamente dalla Germania. Gli Alleati consapevoli della loro superiorità militare non erano più interessati ad un armistizio.
Ma il 3 marzo 1918 la Russia ormai esausta ed con il bolscevico Lenin al potere firmava la pace. La Germania liberatosi il fronte orientale tentava un ultimo affondo sul fronte occidentale prima del massiccio arrivo di uomini e armamenti americani, ma falliva ad Amiens 8-10 Agosto. La Bulgaria si arrendeva il 26 settembre, l’Austria il 4 novembre e 11 novembre anche la Germania collassava. Di fronte ad una Europa affamata e con un’epidemia “la spagnola” in corso che avrebbe fatto più vittime della guerra il Papa si concentrò esclusivamente sugli aspetti umanitari cercando di alleviare, per quanto possibile i dolori delle genti. Secondo alcuno, le quantità di denaro che il papa Della Chiesa spese durante tutta la guerra furono di 82 milioni di lire d’oro, somma considerata enorme
Nell’ enciclica,"QUOD IAM DIUM" del 1 dicembre 1918 Il Papa faceva notare che la cessazione delle ostilità non significava automaticamente il ritrovamento della pace, anzi la spartizione del bottino e la volontà di vendetta dei vincitori( rivista Civiltà Cattolica) avrebbe creato ulteriori minacce.
Alla Conferenza per la pace di Parigi parteciparono 32 paesi, esclusi i vinti. Questi ultimi dovevano soltanto firmare i trattati di pace creati separatamente per ogni paese in parte. La presidenza dell’assemblea fu assicurata da Clemenceau, ( da considerare il responsabile delle durissime condizioni imposte alla Germania. Hitler si vendicò e nel 1940. Accettò la resa della Francia nel 1940 sullo stesso vagone ferroviario in cui i plenipotenziari germanici avevano sottoscritto la resa nel 1918. Il potere decisionale fu ripartito fra le quattro potenze: Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Italia. Quest’ultima fu considerata come Potenza di secondo grado (sempre secondo i francesi) per lo scarso contributo alla guerra .
A Causa dell’ articolo n.15 del patto di Londra, voluto dall’Italia la Santa Sede era esclusa dalla Conferenza di pace di Parigi, dove avrebbe voluto esserci per porre all’attenzione delle Potenze cattoliche la questione Romana. I cui punti sostanziali erano così determinati: a) la necessità di dare alla Santa Sede il riconoscimento di entità politica indipendente sul piano internazionale; b) stabilire e configurare in Roma un minimo di territorio su cui basare tale identità; c) stabilire una regolamentazione diplomatica, politica ed economica con lo Stato italiano, riguardante in special modo i beni culturali e patrimoniali della Santa Sede. In ogni caso sarebbe stato difficile per la Santa Sede mantenere la sua neutralità se avesse partecipato a una Conferenza di pace riservata solo ai paesi vincitori ed in cui si sarebbe discusso della responsabilità della guerra, di disarmo, dei risarcimenti e dei cambiamenti territoriali. Tuttavia l’occasione si presentò quando si discusse delle missioni cattoliche tedesche in Camerun, Togo, Angola, Cina il cui patrimonio fu rivendicato ( ed ottenuto ) dal delegato del Vaticano Mons. Cerretti.
Contemporaneamente nel marzo del 1919, per attenuare i contrasti con lo Stato italiano, ed in seguito all’ affermazione del Partito Popolare Italiano (PPI), cui il papa aveva dato il suo appoggio, decise di annullare il non expedit che, dal 1874 vietava ai cattolici di partecipare alle elezioni e alla vita politica in genere..
Anche dopo la conclusione della Conferenza di Parigi, il papa Benedetto XV, nella sua enciclica "Pacem Dei munus", del 23 maggio 1920, continuava a parlare della pace. Dicendosi preoccupato per la permanenza di antichi rancori da placare con una riconciliazione basata sul perdono e l’amore.
Un altro aspetto importante che veniva menzionato nell’enciclica riguardava la Società delle Nazioni, istituita per volere del presidente americano Wilson. Il Papa voleva che alla Società delle Nazioni partecipassero tutti i paesi, come in una famiglia di popoli, e sottolineava il bisogno di ridurre le enormi spese militari, per evitare nel futuro guerre così tanto disastrose e micidiali.
Gli anni del dopoguerra (non solo in Russia, ma anche in Europa) furono segnati anche da scioperi, occupazioni delle fabbriche (organizzate dal Partito socialista) che determinarono la reazione ancora più violenta dei partiti borghesi e reazionari. Il Papa non comprese l’origine storica di questi sconvolgimenti sociali, e dell’odio di classe, anzi aveva bollato il socialismo come “nemico acerrimo dei principi cristiani” ed ingenuamente additava come modello ”l’umile carpentiere di Nazareth”. Il suo impegno personale nella diplomazia non lo distolse mai dal dedicarsi alle opere umanitarie, e per alleviare la povertà diffusa nell’Europa Orientale devolse grandi somme agli orfani, ed ad alla organizzazione umanitaria Save the Children.
Eglantyne Jebb (Ellesmere, 25 agosto 1876 – Ginevra, 17 dicembre 1928) è stata un'attivista britannica che studiò ad Oxford. Durante la Prima guerra mondiale, fu molto colpita dalle sofferenze inflitte dalla guerra ai bambini ciò che la spinse a pensare che fosse necessario affermare alcuni diritti fondamentali propri dei bambini. Il 19 maggio del 1919 fondò l’Organizzazione Save the Children.Il cui scopo è di realizzare miglioramenti immediati e duraturi nelle condizioni di vita dei bambini e chiese ed ottenne appoggio ed aiuti da Benedetto XV, per la lotta contro la carestia. Alla morte del Papa nel 1922 la fondatrice affermò “Papa Benedetto XV è morto prima che il mondo riconoscesse la grandezza del debito che ha nei suoi confronti per la sua difesa dei bambini nel mondo.”
Ma non è da trascurare anche la sua attenzione all’ organizzazione della Chiesa Cattolica perché fu lui a promulgare il nuovo Codice di diritto canonico, iniziato dal suo predecessore Pio X, e per l’attenzione che riservò alla predicazione a cui dedicò un intera enciclica (Humani generis redemptionem). E per cercare una riappacificazione, con le Chiese orientali.Ma il maggiore successo fu l’aumento ( da 16 a 43) delle rappresentanze diplomatiche. Per realizzare questa performance, di molto aiuto fu la sua imparzialità
Anche se fu accusato di avere preferito gli Imperi centrali, nulla di tutto ciò può essere dimostrato con i documenti. La Francia che fu quella più critica sotto quest’aspetto, decise comunque di riallacciare i rapporti con la Santa Sede. Come pure la Gran Bretagna. Questo ci fa capire che le accuse nei confronti del papa non furono forse altro che strategie per tener fuori il Papa dalle trattative di pace.
Il Papa morì il 22 gennaio 1922 a solo 67 anni per presunta polmonite. Fu esposta per la prima volta la bandiera a mezz’asta, in tutta Italia, ebbe la stima di molti, ma L’”Avanti” lo definì “Papa mediocre che la storia avrebbe dimenticato”.
Ad Istanbul, (nonostante la condanna della pulizia etnica degli Armeni) gli eressero una statua a riconoscenza della sua generosità (i treni di viveri del Vaticano salvarono migliaia di persone.
Articolo comparso sulla rivista di storia:
www.e-storia.it Anno Vi, Numero 2