Salvataggio MPS più caro del previsto. BCE impone 8,8 miliardi
NEW YORK (WSI) – Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. E’ quanto riporta in un articolo il “Sole 24 Ore”, che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, in cui l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca.
In precedenza era stato quantificato in 5 miliardi di euro. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe arrivare tranquillamente fino a quota 8,8 miliardi.
Chi tirera’ fuori questa cifra? Secondo quanto si legge sul Sole 24 Ore:
“In larga parte lo Stato. L’ammontare esatto si calcolerà per sottrazione, dopo che saranno convertiti in azioni i bond in mano agli istituzionali al 75% del valore nominale e al 100% quelli in mano retail (che però potranno chiedere il riacquisto da parte dello Stato e lo scambio con titolo Senior). Risultato: il Tesoro dovrebbe spendere una cifra nell’ordine dei 6 miliardi, a seconda delle scelte dei bondholder retail (che potranno restare azionisti), e di eventuali nuove emissioni di subordinati”.
Si legge ancora nell’articolo:
“Con queste cifre la banca sarà nei fatti nazionalizzata, visto che sarà in mano allo Stato una quota ben superiore al 67% necessario per le delibere dell’assemblea straordinaria. Con gli 8,8 miliardi freschi, che potranno essere rimborsati allo Stato con la reimmissione sul mercato e in parte prima con dividendi straordinari: fossero oggi in cassa, il Cet1 della banca salirebbe oltre il 22%, valore da primato, dunque il capitale necessario per gestire la cessione degli Npl sembra esserci tutto”.
Va ricordato, a questo proposito, che la posizione di liquidità della banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre 2016 e il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da 14,6 miliardi di euro a 8,1 miliardi di euro) e della liquidità netta a 1 mese (da 12,1 miliardi di euro, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi di euro, pari al 4,78% del totale delle attività).
“Il sistema è solido ma ci sono alcuni casi critici che devono essere risolti (…) lo Stato ha messo sul tavolo uno strumento dotato di risorse sufficienti che le banche possono valutare in termini di costi e benefici”.