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Dieselgate: USA vs Volkswagen, Germania vs FCA


Accordo raggiunto tra Volkswagen e gli Usa. La casa automobilistica tedesca ha patteggiato una multa di poco più di 4 miliardi di dollari con il dipartimento di giustizia statunitense sullo scandalo delle emissioni venuto alla luce due anni fa.


L'accordo, soggetto comunque all'approvazione del board della casa automobilistica, prevede un'ammissione di colpevolezza da parte del gruppo tedesco o di una delle sue controllate di aver ingannato le autorità sulle emissioni delle proprie auto. VW ha ammesso a settembre 2015 di aver installato un software segreto in migliaia di vetture diesel Usa per truccare i risultati dei test sulle emissioni e farle apparire meno inquinanti su strada, e che in ben 11 milioni di veicoli nel mondo potrebbe essere stato installato un software di questo tipo.


La scorsa settimana l’EPA, agenzia per la protezione dell’ambiente, ha accusato il colosso FCA guidato da Sergio Marchionne di aver truccato i test per monitorare le emissioni dei motori diesel, attraverso il ricorso a software volti a tale scopo. Dopo che il dossier è stato aperto anche dal dipartimento della Giustizia Usa, che vuole vederci chiaro, ora è la Germania che dà filo da torcere a Sergio Marchionne, auspicando il ritiro dei modelli di auto interessati rivolgendosi direttamente all’Unione europea. Lo scontro diventa politico, e vede contrapposti da un lato l’Italia, dall’altro la Germania, a sua volta colpita neanche due anni fa dallo scandalo Volkswagen.


Sergio Marchionne aveva già respinto le accuse sostenendo che il caso che ha coinvolto FCA “non ha nulla in comune con Volkswagen” . Ma ora proprio i tedeschi si mettono in mezzo. Il ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrint in un’intervista alla Bild on Sonntag ha sostenuto infatti che le autorità italiane erano a conoscenza da mesi dell’uso da parte di Fca di dispositivi di spegnimento illegali come hanno avuto modo di rilevare gli esperti tedeschi.

“Le autorità italiane sapevano da mesi che Fca, nell’opinione dei nostri esperti, usava dispositivi di spegnimento illegali ma si è rifiutata di chiarire (…) la commissione Ue deve conseguentemente garantire il richiamo di alcuni modelli”.Alle parole di Calenda fanno eco quelle di Graziano Delrio ministro dei Trasporti:

“La richiesta di Berlino all’Ue è totalmente irricevibile. Abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali (…) questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni Nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. E’ giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci”.

Nel mirino dell’Agenzia ambientale americana i Jeep Grand Cherooke e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel su cui sarebbe stato installato da parte di FCA un software illegale – la cui esistenza non è stata comunicata – per aggirare i test sulle emissioni inquinanti. Una violazione grave che potrebbe costare alla Fiat Chrysler fino a 44539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari.

“Non comunicare l’esistenza di un software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell’aria che respiriamo (…) Continuiamo a indagare la natura e l’impatto di questi software. Tutte le case automobilistiche devono giocare con le stesse regole”.

Così scrive l’Epa, mentre il Dipartimento di Giustizia americano avrebbe avviato un’indagine per la presunta mancata comunicazione del software illegale da parte di FCA, a cui si aggiungono la SEC, la Consob a stelle e strisce. Le autorità americane hanno rivelato come il software usato da Fiat Chrysler abbia somiglianze con quello usato dalla casa automobilistica Volkswagen da cui è partito lo scandalo dieselgate.




Sui mercati in generale e, in particolare, su quello del forex, la sterlina scivola verso nuovi minimi storici, dopo che il Sunday Times ha riportato che il premier britannico Theresa May si prepara a rinunciare al mantenimento dei rapporti di libero scambio con gli altri paesi Ue, pur di avere totale libertà nella gestione dell’ immigrazione nella fase post voto Brexit.

Riguardo agli altri listini azionari. male soprattutto in Cina lo Shenzhen Composite Index, sceso al ritmo più forte in 10 mesi. Male anche Tokyo, Hong Kong e Seoul, che hanno ceduto mezzo punto percentuale circa.

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