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Editoriale #78a

Click sull'immagine per l'elenco elenco aggiornato di ex senatori e deputati che ricevono l’assegno: da politici a magistrati a vip dello spettacolo (da IlFattoQuotidiano blog)


Accordo alla Camera sul nuovo regime dei vitalizi. L’Ufficio di presidenza ha approvato con il voto unanime dei presenti (i rappresentanti del M5S non hanno partecipato alla riunione per protesta), il contributo di solidarietà per tre anni sui vitalizi relativi alle precedenti legislature, applicato su 4 scaglioni: il 10% per quelli compresi tra 70mila e 80mila euro lordi l’anno; 20% fino a 90mila; 30% fino a 100mila e 40% per quelli superiori a 100mila.

In principio, (era il 1848) con la politica appannaggio solo delle classi abbienti, lo Statuto Albertino prevedeva che «la funzione di deputato e di senatore non danno luogo a nessuna retribuzione e indennità». Poi, «all’inizio del secolo arrivarono i partiti di massa e nel 1912, in concomitanza con l’introduzione del suffragio universale maschile, il divieto fu aggirato con l’introduzione di un primo rimborso spese...».

Occorre fare chiarezza: un vitalizio non è una pensione percepita al sopraggiungere di una certa anzianità dopo avere versato i contributi per un certo lavoro svolto, ma è una rendita garantita per il solo fatto di avere esercitato la funzione di deputato, che non è un lavoro ma un servizio (nel contempo dovrebbe essere meritato e meritorio...) reso al Paese. Un deputato può accumulare la pensione versando i contributi per la propria attività professionale svolta in carriera e contemporaneamente beneficiare del vitalizio.

La battaglia dei Cinque Stelle di settimana scorsa sui vitalizi ha degli obiettivi politici molto chiari: da un lato la casta con i suoi privilegi, dall’altro il tema delle elezioni anticipate frenate solo da parlamentari che a settembre vogliono maturare il diritto alla pensione avendo superato i 4 anni, sei mesi e un giorno di legislatura. Una battaglia sacrosanta, il punto - però - è che ieri si è fatta con uno strumento sbagliato perché è necessaria una legge e non una delibera dell’ufficio di presidenza. E dunque, alla fine della giornata, dopo lo scontro in aula e fuori da Montecitorio, restava un dubbio: se davvero i Cinque Stelle vogliano arrivare a colpire i privilegi o se abbiano più interesse che restino per costruirci successivamente delle campagne politiche in vista delle elezioni. Se davvero la priorità è contenere le spese, puntare ai risparmi e ridurre pure i trattamenti di favore, avrebbero anche potuto votare la proposta del PD sul contributo di solidarietà che colpisce i vitalizi più ricchi, quelli delle precedenti legislature che sono basati su un calcolo prevalentemente retributivo e sono stati percepiti perfino dopo un solo giorno di legislatura. Quella proposta ieri è stata votata all’unanimità da tutti i partiti tranne che dai 5Stelle che hanno preferito stringere solo la loro bandiera anche se perdente. E ha avuto gioco facile Giorgia Meloni ad accusarli di «ipocrisia» quando ha fatto notare che «la norma proposta dal M5S sui vitalizi non varrebbe per Paolo Cirino Pomicino e quelli che prendono vitalizi altissimi perché la loro proposta non vale retroattivamente».

I RISPARMI: 2,5 MILIONI E' quanto si risparmierà con il taglio ai vitalizi deciso dalla Camera. Però deve ancora essere approvato dal Senato...


Trump sconfitto: la riforma della Sanità USA firmata Obama rimane legge. Lepicentro sorprendente della sconfitta, dunque, va cercato, «ironicamente», come dice Trump, proprio tra gli avversari più convinti dell’Obamacare. Secondo il New York Times su 33 repubblicani contrari, almeno 15 sarebbero rappresentanti del Freedom Caucus. Manca la controprova ufficiale, ma questi numeri sono comunque un avvertimento per l’outsider Donald Trump e per la sua agenda di riforme, dal fisco alle infrastrutture. Il presidente ha scoperto che l’insidia può venire non solo dal blocco tradizionalista, ma anche dall’area più radicale, che pensava di poter controllare agevolmente. Sono deputati che arrivano soprattutto dagli Stati del Sud.

Il Freedom Caucus è, oggi, forse il gruppo più compatto e determinato: esige la cancellazione totale dell’Obamacare e non parziale come previsto dal provvedimento di Ryan; pretende l’azzeramento dei fondi pubblici per Planned Parenthood, appunto, l’ente di assistenza a favore delle donne; non vuole aumentare la spesa pubblica; chiede un taglio radicale delle tasse. È stato un grave errore, a questo giro, sottovalutarli...



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