Editoriale #81
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché negli ultimi anni, riunificando nella sua persona la figura di capo del partito e quella di Presidente del consiglio, ha favorito la nascita di una rete di gruppi, di militanti, di correnti, di blocchi di interesse e di potere, di esponenti pubblici in grado di innervare il partito ma anche di riunire su di sé una discreta base di consenso interno all'organizzazione del PD e di opinione pubblica esterna simpatizzante.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché le alternative interne, erano di scarso appeal. Se Orlando ha rappresentato l’anima 'tradizionale' del partito, Emiliano ha scelto di correre dando voce all’anima movimentista, un po’ grillina nei modi e nelle idee. Renzi ha dato comunque l’impressione di essere un leader politico più completo, sebbene ormai consolidato e certamente non più nuovo rispetto all'opinione pubblica.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché le alternative esterne, quelle non in gara alla primarie, ma eventualmente in campo alle politiche, non sono ancora chiare e definite. Chi guiderà i 5stelle alle elezioni? Chi il centrodestra? E quanti schieramenti ci saranno a destra del PD? Nell’incertezza delle alternative, l’usato più o meno sicuro chiama comunque a votare qualche elettore degli altri schieramenti, soprattutto tra i moderati.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché ha trovato un equilibrio capace di far passare abbastanza in secondo piano la disfatta del referendum istituzionale e le pecche del suo governo (tante riforme diritti civili, ma un quasi fallimento in economia).
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché la paura di un patto tra Renzi e Berlusconi ha molta presa sull’elettorato più politicizzato e tradizionale di sinistra, ma non nell’opinione pubblica generale, che in tempi di populismi e di paure per il futuro quanto mai incerto non vede male in linea di massima alleanze di buon senso per allargare il consenso e per provare a risolvere i problemi insieme, una volta tanto.
Renzi ha vinto le primarie del PD perchè ha conquistato buona parte del voto dei ceti produttivi: coloro che si preoccupano di fare la torta. Gli oppositori hanno dato l'impressione di essere ancora preoccupati dal problema della spartizione della torta, prima di preoccuparsi di chi e come la produca (nonostante siano al potere da anni).
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché chi non vuole la vittoria di Beppe Grillo per ora vede soltanto lui come possibile alternativa. Non a caso lo stesso Renzi, nella mozione firmata assieme al ministro Maurizio Martina, ha individuato nell’alternativa di governo al Movimento5Stelle l’ispirazione politica (e di comunicazione) principale anche per la partita delle primarie.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché i suoi più temibili oppositori, almeno dal punto di vista della presa su parte del partito e dell’informazione, hanno fatto una scissione prima delle primarie e non, semmai, dopo. E comunque se scissioni ulteriori ci saranno questa volta saranno uscite alla spicciolata, di persone più che di gruppi.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché ha scelto Paolo Gentiloni e perché poi Paolo Gentiloni ha sostenuto Renzi. Il governo di decantazione di Gentiloni è stato il modo migliore per Renzi di superare il governo Renzi, restando l’unica alternativa forte nel centrosinistra per il dopo Gentiloni, l’unica oltre allo stesso Gentiloni, che finora ha dato prova di grande lealtà.
Renzi ha rivinto le primarie del PD perché dopo la sconfitta, se non ha lasciato la politica come aveva promesso quando disse: “O cambio l’Italia o cambio mestiere”, ha comunque dato di sé l’immagine di uno che sa soffrire per la sberla presa, ma anche ricominciare e almeno in parte rimettersi in gioco, dopo essersi dimesso da presidente del Consiglio. Certo, ha mostrato ancora una volta forte ambizione (personale) e scaltrezza politica (tradizionale), ma nella sua nuova veste di politico (più) “normale” ora queste doti un tempo neglette gli sono concesse.
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