Economia lombarda: dati I trimestre 2017
Il risveglio dell’economia mondiale e il consolidamento della domanda interna, anche grazie alla ripresa degli investimenti, sostengono il manifatturiero lombardo per il quale si registra un incremento di tutti gli indicatori. La produzione cresce dell’1,7% rispetto al trimestre precedente per l’industria e dello 0,8% per l’artigianato. Su base annua l’incremento è rispettivamente del 4,0% e del 2,9%. La domanda interna migliora il risultato già positivo dello scorso trimestre (+2,1%) mentre torna a crescere a tassi sostenuti la domanda estera (+4,2%), dopo il rallentamento dello scorso trimestre.
L’occupazione presenta un saldo positivo grazie ad un incremento delle assunzioni, fenomeno caratteristico di inizio anno, e una contestuale riduzione delle uscite.
Migliorano le aspettative per domanda estera e interna, mentre sono stabili sulla produzione. In miglioramento le aspettative sull’occupazione, finalmente in area positiva.
I dati presentati derivano dall’indagine relativa al primo trimestre 2017 che ha riguardato un campione di più di 2.800 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (oltre 1.600 imprese) e artigiane (quasi 1.200 imprese).
Nel primo trimestre 2017 si registra una consistente accelerazione tendenziale della crescita della produzione industriale (+4,0%), e un sensibile incremento congiunturale (+1,7% dato destagionalizzato[1]).
Anche per le aziende artigiane manifatturiere si registra un incremento congiunturale (+0,8%) associato ad un più consistente incremento tendenziale (+2,9%).
L’indice della produzione industriale, con la nuova base anno 2010=100, si attesta a quota 106,8 (dato destagionalizzato) a 6,5 punti percentuali dal massimo pre-crisi (con la nuova base il massimo pre-crisi è a quota 113,3 registrato nel 2008).
Per le aziende artigiane l’indice della produzione con la nuova base anno 2010=100 è a quota 95,6 (dato destagionalizzato) rimanendo ancora sotto quota 100.
Da un punto di vista settoriale, la dinamica della produzione presenta prevalentemente variazioni positive, ad esclusione del settore tessile in contrazione dell’1,4%. Tra i settori in crescita spiccano la chimica (+5,4%) e la meccanica (+5,3%) oltre a pelli-calzature (+8,5%) e abbigliamento (+6,2%). Seguono le industrie varie (+3,9%), la gomma-plastica (+3,8%), il legno-mobilio (+3,5%), la siderurgia (+3,4%), gli alimentari (+2,5%) e i mezzi di trasporto (+2,1%). Infine i minerali non metalliferi crescono dell’1,2%, settore che ha più risentito della crisi.
Anche per l’artigianato il primo trimestre è globalmente positivo, ma tre settori della manifattura artigiana evidenziano ancora un calo produttivo su base annua. Quello più significativo è relativo alle pelli-calzature (-8,1%) e cali più ridotti si registrano invece per legno-mobilio (-1,8%) e alimentari (-1,2%).
Tra i settori in crescita gli incrementi più significativi sono appannaggio della meccanica (+6,1%) e della siderurgia (+4,7%). Aumenta la produzione anche per le manifatturiere varie (+2,1%), la gomma-plastica (+1,8%), l’abbigliamento (+1,4%) e la carta-stampa (+1,3%). Tornano leggermente positivi anche il tessile (+0,4%) e i minerali non metalliferi (+0,2%), due tra i settori in maggiore difficoltà negli ultimi anni.
Lo spaccato dimensionale presenta un quadro positivo per tutte e tre le classi considerate, con risultati sempre legati alla dimensione d’impresa, ma che questo trimestre sono sensibilmente positivi anche per le imprese di minor dimensione. Le medie imprese (da 50 a 199 addetti) spiccano per l’incremento della produzione superiore al dato medio (+5,0%). La produzione cresce del 4,6% per le grandi imprese (oltre 200 addetti) e, infine, le piccole imprese riescono ad incrementare i livelli produttivi del 2,6%.
Anche per l’artigianato tutte le dimensioni di impresa evidenziano una crescita della produzione rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno e con intensità crescente all’aumentare del numero di addetti: se per le imprese manifatturiere artigiane con un numero di addetti compreso tra 3 e 5 la variazione è solo leggermente positiva (+0,4%), per le imprese con 6-9 addetti (+3,3%) e con 10 addetti e oltre (+4,8%) la crescita su base annua raggiunge valori elevati.
Aumenta la quota di aziende in crescita (55%) rispetto a quelle in contrazione (29%), che si riduce rispetto ai trimestri precedenti. Stabile e contenuta la quota di imprese che non registrano variazioni (16%).
Lo stesso fenomeno si osserva nell’artigianato, dove è del 47% la quota di aziende in crescita e del 29% quella delle aziende in contrazione. Rimane stabile ed ha un valore più significativo la quota di imprese artigiane che non registrano variazioni (24%).
Il fatturato a prezzi correnti incrementa i tassi di crescita già positivi sia per l’industria (+5,2% la variazione tendenziale e +2,2 la variazione congiunturale) che per l’artigianato (+3,6% la variazione tendenziale e +1,3% la variazione congiunturale). Oltre ad un possibile effetto scorte ed allo spostamento della produzione su prodotti di più alta gamma, in questo trimestre è il risveglio dei prezzi dei prodotti finiti a poter spiegare la maggior vivacità del valore del fatturato rispetto alla produzione in quantità.
Gli ordinativi provenienti dal mercato interno dopo il risultato positivo di fine 2016, incrementano ulteriormente la crescita segnando un +2,1%. La ripresa è confermata anche dalla variazione tendenziale che raggiunge il +4,0%, incremento massimo registrato negli ultimi cinque anni. Il mercato estero supera le difficoltà che hanno caratterizzato la fine del 2016 e, trainato dal recupero del commercio internazionale, registra una variazione congiunturale pari al +4,2% associata ad un forte incremento tendenziale (+7,5%). La quota di fatturato ricavata dalle esportazioni dall’industria sfiora il 40%.
Anche le imprese artigiane avvertono la svolta congiunturale della domanda interna registrando un +1,1% rispetto al trimestre precedente, risultato sufficiente a determinare una svolta tendenziale (+2,0%) dopo la chiusura in negativo del 2016. Anche la domanda estera delle imprese artigiane coglie i primi benefici del mutato clima internazionale con un incremento degli ordini esteri dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% su base annua. Il comparto artigiano ricava dalle esportazioni una quota del fatturato del 7% sul totale.
L’occupazione per l’industria presenta un saldo positivo (+0,5%) grazie ad un incremento delle assunzioni, nonostante gli effetti degli incentivi fiscali si siano esauriti, e una contrazione delle uscite. I saldi occupazionali positivi sono caratteristici del primo trimestre dell’anno, periodo nel quale generalmente si concentra l’apertura dei contratti di durata annuale, ma questa componente stagionale regolare è stata in parte alterata negli ultimi anni dagli incentivi fiscali che hanno spinto le azienda ad anticipare a fine 2015 assunzioni già programmate. Considerando il dato corretto per gli effetti stagionali del primo trimestre, l’incremento resta confermato, con i livelli occupazionali che registrano una crescita dello 0,1%.
In rallentamento il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione che scende all’8,9%, e la quota sul monte ore all’1,2%. Si tratta dei dati migliori degli ultimi anni.
Anche nell’artigianato il tasso d’ingresso torna vicino ai massimi del 2015 (2,1%), mentre le uscite sono in contrazione (1,7%) portando a un saldo positivo (+0,4%). Anche per gli artigiani si riduce il ricorso alla CIG.
Altre variabili dell’andamento congiunturale:
Il tasso d’utilizzo degli impianti per l’industria mostra un continuo progresso attestandosi sensibilmente oltre il 75% nel primo trimestre.
Per le aziende artigiane l’utilizzo degli impianti conferma la ripresa della produzione sfiorando il 69% e crescendo rispetto al trimestre precedente.
Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 64% delle imprese industriali. Fra le restanti, le valutazioni di scarsità superano quelle di esuberanza, con un saldo negativo dell’1%, sintomo di un de-cumulo delle scorte. Rimane pressoché costante la quota di aziende che dichiara di non tenere scorte (23%).
Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità più marcati (-8% il saldo), con la percentuale di imprese che giudica le scorte adeguate stabile intorno al 32%. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (52%).
Le scorte di materie prime sono adeguate per il 79% delle imprese industriali, con giudizi di esuberanza e scarsità che quasi si equivalgono (+0,6% il saldo). Per le materie prime la quota di aziende che dichiara di non tenere scorte è stabile intorno al 9%.
Gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 60% dei casi, con una prevalenza dei giudizi di scarsità (-9% il saldo). La quota di artigiani che dichiara di non tenere scorte è del 23%.
Si intensificano le tensioni sui prezzi medi delle materie prime. Dopo aver svoltato in negativo a cavallo tra il 2015 e il 2016, i prezzi delle materie prime hanno cominciato a crescere significativamente a fine 2016 e accelerano con il nuovo anno (+2,7% congiunturale), spinti anche dall’apprezzamento del petrolio. Sembra avviarsi anche la ripresa dei prezzi dei prodotti finiti che registrano un tasso di crescita congiunturale superiore all’1%, dopo cinque anni con incrementi di poco superiori allo zero. Secondo le imprese artigiane il rincaro dei materiali per la produzione non è una novità, segnalando variazioni congiunturali superiori all’1% già da tre trimestri ma, in questo primo quarto dell’anno, gli artigiani indicano un incremento dei prezzi ancora più sostenuto (+3,1%). Anche per gli artigiani si avvia il trasferimento di questi rincari sui prodotti finiti che registrano un incremento di prezzo dell’1,1%.
Le aspettative degli imprenditori industriali sulla produzione dello scorso trimestre si sono realizzate, con un rilevante incremento della produzione. Per il prossimo trimestre le aspettative flettono leggermente ma si mantengono in area positiva, con la quota che non prevede alcuna variazione che scende al 56%.
Svoltano in positivo le aspettative degli imprenditori relativamente ai livelli occupazionali, raggiungendo il massimo dal 2011. La quota di chi non prevede alcuna variazione dei livelli occupazionali è ancora consistente ma scende sotto l’80%.
Relativamente alla domanda le aspettative sono in deciso miglioramento sia per la domanda estera che per la domanda interna. E’ intorno al 62% la quota degli imprenditori che non si aspetta variazioni per il prossimo trimestre dal mercato interno e del 58% dall’estero.
Nel caso dell’artigianato, produzione e occupazione si attestano su saldi quasi nulli, molto prossimi al punto di svolta.
Sul versante della domanda le aspettative degli artigiani svoltano in positivo per la domanda interna dopo sei anni di saldi negativi, e migliorano ulteriormente per la domanda estera.
Il forte risveglio dell’economia mondiale di questi primi mesi del 2017, supportato dalle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, trova un riscontro nei dati relativi al settore manifatturiero lombardo. Il tasso di crescita congiunturale della produzione è stato infatti pari all’1,7%, uno dei tassi più elevati in questi tempi di recessione. Non solo la produzione ma anche fatturato ed ordini si sono mossi in sintonia. Questo processo virtuoso non poteva non avere un impatto positivo sulla dinamica dell’occupazione. In questo contesto, anche le ore per occupato sono cresciute rispetto alla media 2016, la cassa Integrazione guadagni diminuita, l’utilizzo degli impianti è cresciuto mentre le scorte permangono in territorio negativo. La produzione assicurata è in espansione.
Si potrebbe pensare che i dati congiunturali possano creare distorsioni perché basati su tecniche di destagionalizzazione particolari. Tuttavia, anche se si fa riferimento ai dati tendenziali lo scenario positivo non solo viene confermato ma addirittura rafforzato (+4,0%). Non solo la crescita ha riguardato tutte le dimensioni di impresa, quasi tutti i settori industriali e tutte le province, anche se in maniera diseguale, ma la struttura stessa delle imprese si è evoluta in senso positivo con un aumento del peso di quelle in espansione che superano ora il 50%.
Due sembrano essere i meccanismi fondamentali che hanno generato questi risultati. La ripresa della domanda estera dopo un 2016 deludente (e ciò non può non avere un forte impatto sull’economia lombarda che esporta il 40% del suo fatturato) e gli investimenti, che sono stati stimolati dalla politica economica.
Le previsioni degli stessi operatori per quanto riguarda produzione, domanda ed occupazione sono compatibili con il permanere di questo stato di espansione. D’altra parte, anche le nostre stime, supportate dagli indicatori sia coincidenti che anticipatori, vanno in questa direzione. In particolare, mentre i nuovi dati hanno portato ad alzare il tasso di trascinamento dal 2016 al 2017 verso valori vicini all’1%, le nostre previsioni aggiungerebbero per lo meno un altro 1% nel II trimestre del 2017.
Occorre considerare i possibili rischi geo-politici che potrebbero inficiare sia le previsioni mondiali e quindi, scalando verso il basso, anche le nostre riferite ad un territorio più limitato.
Contatti:
Ufficio stampa Unioncamere Lombardia
Iris Eforti
Tel. 02-607960.259
ufficiostampa@lom.camcom.it
Ufficio stampa Confindustria Lombardia
Alessandro Ingegno
Tel. 02-58370815
a.ingegno@confindustria.lombardia.it
Ulteriori informazioni negli allegati
Indagine congiunturale sul settore manifatturiero lombardo/1° trimestre 2017
Disponibile sul sito www.unioncamerelombardia.it dalle ore 15.00 del 4 maggio 2017.
E’ on line il nuovo portale www.dati-congiuntura-lombardia.it/#/ per la visualizzazione interattiva dei dati della nostra indagine trimestrale sulla Congiuntura economica in Lombardia.
Le pagine consentono di navigare i principali risultati dell’indagine congiunturale trimestrale sul comparto manifatturiero lombardo per l’industria e per l’artigianato.
E' possibile scegliere gli indicatori e, per alcuni di essi, visualizzare le variazioni trimestrali e annuali o il numero indice. Inoltre è possibile analizzare il dettaglio per numero di addetti e settore di attività dell’impresa.
[1] D’ora in poi le variazioni congiunturali (sul trimestre precedente) si intendono sempre destagionalizzate, se non specificato diversamente.