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Pisapia: «Senza unità ci sarà una lista nuova, ok il sistema di voto del Pd»


L’ex sindaco di Milano: spero in una coalizione ma l’idea di Renzi segretario-premier non aiuta. Io non ho ambizioni né interessi personali


Giuliano Pisapia, Romano Prodi le lancia un messaggio chiaro. La sua proposta di federare il centrosinistra ha creato un’attesa e questa attesa ha bisogno di una risposta. È arrivato il momento? «Se come molti credono, c’è bisogno di una casa più ampia, impegniamoci tutti insieme su questa prospettiva. Io ci sarò. Mi sono messo a disposizione di un progetto che ha come punti fondamentali quelli dell’unità e della novità. Sto lavorando su questo e se non ci sarà l’unità ci sarà la novità».

Quale novità? «Vedo due prospettive. La prima è quella di riuscire a fare una coalizione di centrosinistra insieme al Pd senza volontà egemoniche da parte di nessuno. Se questo non sarà possibile diventa necessaria una forza politico-culturale che potrebbe anche diventare in prospettiva una possibile lista elettorale che metta insieme tutte quelle persone che non hanno il Pd come punto di riferimento ma che credono nel centrosinistra».


Quale delle due prospettive le sembra più realistica? «Spero e continuerò a impegnarmi per la prima, ma ritengo più realistica la seconda».

La legge elettorale proposta dal Pd, metà maggioritario, metà proporzionale, non va nella direzione della coalizione? «Prodi ha detto che preferisce succhiare un osso che un bastone; diciamo che io preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. La proposta del Pd mi sembra un passo avanti rispetto a una legge proporzionale. Almeno il 50 per cento dei candidati potranno essere persone che hanno la stima e la fiducia degli elettori e non sono stati scelti dalle segreterie dei partiti o in qualche villa ad Arcore o a Genova. È importante però che, nella parte proporzionale, non vi siano capolista bloccati anche per rafforzare il diritto dei cittadini di indicare, all’interno della lista, il candidato che preferiscono e che si torni alla soglia di sbarramento del 4 per cento come prevedeva il Mattarellum».

In caso di legge elettorale che favorisce le alleanze chiederà che si tengano le primarie di coalizione per la scelta del premier? «Se le primarie sono di coalizione danno la possibilità a milioni di elettori di scegliere, salvo che non si trovi pieno accordo su una persona, il candidato premier, il programma e le priorità, tra cui sicuramente la lotta alle diseguaglianze sociali, alle povertà e per il lavoro. Anche se fosse approvata la proposta del Pd e si arrivasse a una coalizione per i singoli collegi è ben difficile che si facciano le primarie. In ogni caso bisogna aspettare che faccia passi avanti la legge elettorale. Renzi però ha previsto nella sua mozione che il segretario del Pd sia anche il candidato premier, e questo non aiuta. Se ci sarà una coalizione non sarà solo il Pd a decidere e non do affatto per scontato che sarebbe il candidato dell’intero centrosinistra».

Se ci saranno le primarie sfiderà Renzi? «Le primarie, se vere, sono una grande risorsa positiva di riflessione, mobilitazione oltre che programmatica. L’ho detto più volte: non ho ambizioni né interessi personali».

Il segretario del Pd ha annunciato che vi incontrerete. Che cosa dirà a Renzi? «In questi mesi incontro moltissime persone, e non solo leader politici. Gli dirò che cosa mi è successo dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia. Gli dirò che quando pronunciavo la parola “unità” scattavano applausi interminabili. Gli dirò che questo — individuare un comune denominatore tra chi sta dalla stessa parte e superare gli asti personali — è quello che chiedono le persone. Ed è quello di cui ha bisogno l’Italia».

La parola unità non sembra incontrare grande favore tra i vertici del centrosinistra. «Mi rendo conto che la mia risposta può sembrare utopistica, invece è molto ambiziosa. Campo progressista è nato per rompere gli schemi, per riportare a sintesi qualcosa che oggi è frammentato. L’esigenza del mondo intero del centrosinistra è l’unità anche programmatica. E l’unità è la condizione necessaria per immaginare un futuro di questo nostro Paese. Quindi sto con milioni di persone che non capiscono come uno scontro all’interno della stessa famiglia possa distruggere una storia importante».

Lei parteciperà il 20 maggio alla marcia dell’accoglienza dei migranti a Milano. La politica del Pd sui migranti la trova d’accordo? «Alla marcia ci sarò e mi sento orgoglioso dei riconoscimenti che l’Europa attribuisce al nostro Paese per quanto riguarda l’accoglienza. E condivido in pieno lo sforzo di coinvolgere l’Europa nei progetti strutturali per l’integrazione dei migranti. L’arrivo di tante persone da realtà diverse non sarà un fenomeno transitorio e non può essere solo il Paese-ponte, quale siamo noi, a farsene carico. Per queste persone bisogna immaginare un progetto di vita, nel loro Paese o in Europa, non bastano un letto e un pasto. E questo è qualcosa che chiede una risposta a tutta l’Europa in grado di contribuire non solo all’integrazione ma anche alla democrazia e allo sviluppo nel Paese di provenienza».











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