Quei 61mila euro che i parlamentari perdono se si votasse a settembre
Qual è la vera motivazione che ha bloccato l’accordo sul sistema elettorale tedesco? Il tradimento di Grillo? I mugugni dentro Pd e Fi? La pensione che scatta se il parlamentare supera quel fatidico 15 settembre? Una sensazione avvertita negli ambienti vicini a Montecitorio e Palazzo Madama è che nessuna di queste ipotesi sia quella corretta. L’ipotesi che nessuno dei parlamentari ammetterà mai ma che sembra più fondata delle altre sta in una cifra: 61mila euro. Conti alla mano, tanti sono i soldi che i parlamentari non incasserebbero se la legge elettorale andasse in porto e si votasse il 25 settembre come vuole Matteo Renzi.
Il calcolo-verità Il calcolo è presto fatto. Basta andare al sito della Camera e cliccare alla voce ”il trattamento economico dei deputati”: tutti gli eletti a Montecitorio incassano ogni mese 5mila euro netti alla voce indennità, 3.500 euro come diaria (decurtata di circa 200 euro per ogni assenza) e 3.690 euro come rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. In tutto fa 12mila euro al mese. Una cifra che, moltiplicata per 5 mesi (da ottobre 2017 a febbraio 2018) fa la bellezza di 60.950 euro. Ecco a quanto avrebbe dovuto rinunciare ognuno dei quasi mille parlamentari. Una rinuncia pesante, soprattutto per chi teme (con buone ragioni) di non essere ricandidato. Un timore trasversale ai partiti che, forse, azzera le accuse reciproche e rende uguali destra, sinistra, centristi e grillini.
Gli altri benefit Insomma, più che il vitalizio, destinato a scattare non prima del compimento del 60° anno di età per una cifra che non raggiunge neppure i mille euro al mese, a pesare devono essere stati quei 60mila euro a portata di mano subito. Sessantamila euro che si sommano a una serie di altri benefit: il rimborso delle spese di trasporto e di viaggio, i 1.200 euro annui di rimborso delle spese telefoniche e l’assistenza sanitaria. In molti non devono essersela sentita di buttare a mare tutto questo. E il pulsante sulla legge elettorale, come d’incanto, si è spostato dal rosso dell’accordo al verde dello “scudo a protezione della legislatura”. E di quei 61mila euro.