Editoriale #94a
Grasso deve al PD 83.250 euro per contributi concordati per la sua elezione e mai versati.
Elezioni legislative il 4 marzo.La campagna( propaganda) elettorale è già iniziata. Silvio Berlusconi: «Dobbiamo minacciare Bruxelles di uscire dall'Europa ma assolutamente senza farlo!». Ora è evidente l’ingenuità ma, comunque, avrà gioco facile visto che i suoi avversari sono sulla sua stessa lunghezza d'onda. Ma il primo a ipotizzare un ritorno a più deficit – al 3% sul Pil di Maastricht – è stato a settembre Matteo Renzi che a un certo punto ha messo pure in allarme il ministro Padoan, preoccupato che volesse cominciare dalla attuale legge di stabilità. Una proposta, tra l’altro, che oggi va proprio contromano in Europa visto che si sta discutendo se inserire il fiscal compact – con le regole più rigide sul debito – nella legislazione europea. Ma su questo punto ha un alleato insperato Luigi Di Maio,M5S «Serve un patto con l’Europa. Non per mettere in discussione l’euro ma per riconoscere al nostro Paese uno sforamento temporaneo del rapporto deficit/Pil per rilanciare lo sviluppo come hanno fatto Francia e Spagna». Ecco, intanto il referendum sull’euro già non c’è più.
Giuliano Pisapia chiude il suo Campo progressista e decide di ritirarsi dalla corsa elettorale. "Ci abbiamo provato per mesi, ma dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento". La decisione di calendarizzare lo ius soli al termine di tutti i lavori del Senato, rendendone la discussione e l’approvazione una remota probabilità, ha evidenziato l’impossibilità di proseguire nel confronto con il Pd. Così l’ex sindaco di Milano ai suoi al termine di una riunione durata 4 ore in cui ha dovuto prendere l’amara decisione. E se Pisapia fa un passo indietro e non si candiderà con nessuna lista, i suoi si divideranno tra chi si unirà alla lista capeggiata da Grasso e tra chi resterà nell’orbita del Pd, come il leader di Centro democratico Bruno Tabacci e i Verdi.
Angelino Alfano non si ricandida. Alternativa Popolare il suo partito si divide. Beatrice Lorenzin, Fabrizio Cicchittosaranno alleati del PD, gli altri(Formigoni, Lupi ) ritorneranno con Berlusconi.
Scelta Civica si spacca ancora, e gli ultimi rimasti ( Enrico Zanetti) scelgono la coalizione di destra dara per vincente. Il PD e ( Renzi) rischia di correre in salita da solo.
Martedi 13 dicembre è iniziata l’udienza preliminare contro i responsabili del crac Banca Popolare di Vicenza. Lo scandalo arriva in aula, con i suoi protagonisti e le sue vittime, e non c’è niente di casuale nel fatto che in città molti lo chiamino “maxiprocesso”. L’aula in cui si terrà l’udienza è la più grande del Tribunale vicentino, però ha spazio al massimo per un centinaio di persone: tra imputati e legali non resteranno molti posti liberi. Se, com’è probabile, non fossero sufficienti a contenere anche tutte le vittime (vere e presunte) scatterà la videoconferenza con le sale attigue. Si arriva a 200-220 persone. Tutti gli altri verranno dirottati al Teatro comunale. Se nemmeno quello bastasse, il collegamento passerà ai saloni della Fiera. Le ferite sono ancora sanguinanti. Molti risparmiatori truffati pretendono giustizia subito.
12 dicembre è iniziato il Summit a Parigi sul Clima senza Trump.Duemila partecipanti. Tra loro, cento leader mondiali. Non Donald Trump: non è stato invitato. “Per il momento”, hanno continuato fino all’ultimo a precisare le autorità francesi, ma era un chiaro escamotage diplomatico. Il fatto è che il summit ”Make our planet great again”, voluto da Emmanuel Macron e organizzato insieme a Onu e Banca Mondiale, celebra l’anniversario dell’accordo di Parigi sul clima. Era il 2015 e alla Casa Bianca c’era ancora Barack Obama. Quando è arrivato Trump, quell’accordo è stato uno dei primi a essere messi in discussione. La sua presenza a Parigi 2017 sarebbe stata dunque inutile nel migliore dei casi, imbarazzante nel peggiore.
Trump rompe anche con l'Organizzazione mondiale del Commercio WTO per difendere la posizione nazionalista e pro aziende americane con lo slogan “America First“, che ha già portato gli Usa a promuovere l’uscita dall’accordo di libero scambio con Messico e Canada e dal dossier del TPP, il trattato di libero scambio dell’area del trans-pacifico analogo al controverso TTIP. "Il WTO non ha le armi per fronteggiare la Cina, che rivendica ormai lo status di economia di mercato. Il meccanismo delle vertenze attuale penalizza troppo gli Stati Uniti” Affermani gli americani. La Commissaria europea al Commercio Cecilia Malmström è più critica, preoccupata del fatto che l’approccio americano rischia di “uccidere il WTO dal suo interno”. È il momento più difficile per l’Organizzazione Mondiale del Commercio da quando è stata creata, sia sul livello del multilateralismo nel commercio internazionale. Fine dell'Era del libero scambio?