Editoriale #95a
BUON NUOVO ANNO A TUTTI I NOSTRI LETTORI
Il governo di Paolo Gentiloni è arrivato al termine. Con la conferenza stampa di fine anno che si è tenuta nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio, il presidente del Consiglio ha tracciato un bilancio del suo anno di governo.
“Il governo non tirerà i remi in barca”, ha detto il Primo ministro, che gestirà le elezioni nei suoi pieni poteri, “nei limiti della Costituzione e della prassi governerà”. Gentiloni ha sottolineato che una fine brusca della legislatura sarebbe stata devastante, in un momento delicato per l’economia italiana che era in via di ripresa e in alcune regioni stava rimettendosi a correre.
“In questi anni siamo riusciti a stabilizzare il debito e avviare un seppure marginale percorso di abbassamento del debito che è già previsto nei bilanci 2018-19 e 2020″, ha detto Gentiloni, “Alcune circostanze economiche generali potrebbero aiutare questo sforzo nel prossimo periodo. Quanto al deficit io credo che l’Italia abbia le carte più che in regola. Tenere la barra sul deficit non ha avuto pesi sulla crescita”.
“L’Italia si è rimessa in piedi grazie agli italiani” ha detto il Primo ministro. Durante l’anno, secondo Gentiloni, l’Italia si è ristabilita dopo la crisi più grave dal dopoguerra. Il primo ministro ha anche ricordato il successo del G7 di Taormina, importante per le decisioni prese sul clima e sulla lotta al terrorismo.
Sulla vicenda delle banche italiane Gentiloni si è espresso così, rivendicando il successo dell’Italia nel negoziare con l’Unione europea le condizioni per i salvataggi: “il governo ha evitato le conseguenze di una crisi di sistema, altro che regalare soldi ai mariuoli...”
Come scrive Salvatore Dama per Libero Quotidiano, si chiude però una legislatura drammatica che ha macinato record negativi.
“Record dei cambi casacca (546), il record di voltagabbana (345), il record dei parlamentari che hanno maturato il diritto al vitalizio (558). E ancora: il record di giorni di vacanza (39, nell’estate 2017), il record dei voti di fiducia (107). E, se infine si aggiunge che nessuno dei tre governi succedutisi a Palazzo Chigi era espressione del voto popolare, il quadro è completo. E desolante. (…) Sono stati 546 i cambi di gruppo parlamentare dall’inizio della legislatura. Una transumanza continua, al ritmo di 9,5 al mese. I voltagabbana sono stati 345. Alla Camera un deputato su tre ha cambiato parrocchia. Al Senato, addirittura, quasi uno su due. C’è chi ha modificato 9 volte la propria appartenenza. E sono numeri inediti, in passato non c’era mai stata una roba del genere”.
Nel caso in cui le forze politiche non riuscissero a mettere assieme una maggioranza in parlamento, si pensa ad un governo del Presidente, ovvero Gentiloni che piace a tutti, anche a Berlusconi, ma che non riesce a far guadagnare voti al PD di Renzi. Che gli elettori italiani siano affetti da una dissociazione di personalità...? Secondo l’ultimo sondaggio Euromedia, infine, diffuso durante la puntata di Porta a Porta di giovedì, il centrodestra ha raggiunto per la prima volta il 40% dei consensi; il Pd e i suoi sparuti alleati arrivano al 26,5% (di cui il 23,5% è costituito dal Pd); il M5s è dato al 26,3% e, last but not least, Liberi ed Eguali sarebbe al 6,4%.