La Riforma. 500 anni fa Lutero pubblicava le sue 95 Tesi. Ecco che cosa dicono
Il portale con le 95 Tesi di Lutero nella chiesa del castello a Wittenberg in Germania
Sul portale della chiesa del castello di Wittenberg in Germania le 95 Tesi del monaco agostiniano Martin Lutero sono oggi incise nel bronzo delle due ante. È facile trovare gruppi di turisti o pellegrini che si fermano di fronte al cancello che protegge questo “simbolo” della Riforma. Già, perché soltanto di un segno si tratta nonostante la tradizione voglia che Lutero abbia affisso le Tesi all’ingresso della chiesa della cittadina tedesca che adesso viene considerata una sorta di capitale mondiale del luteranesimo. Proprio cinquecento anni fa, nella giornata di oggi, il 31 ottobre 1517, il religioso propose alla pubblica discussione la sua dichiarazione sull’efficacia delle indulgenze. E lo fece, come lui stesso scrisse, «per amore e desiderio di elucidare la verità».
Wittenberg, la “città-santuario” della Riforma
Wittenberg, “paese-santuario” della Riforma che adesso conta 46mila abitanti e si trova nel Land della Sassonia-Anhalt, è invaso da striscioni, manifesti e stand riempiti di tazze, borse, gadget che celebrano il religioso agostiniano. Non serve fare la coda per entrare nella Schlosskirche (la chiesa del castello) in cui è sepolto Martin Lutero accanto al suo amico e primo collaboratore Filippo Melantone. L’antico portale delle 95 Tesi, andato perduto nell’incendio del 1760, fu sostituito nel 1858 da uno in bronzo, dono del re di Prussia Federico Guglielmo IV alla città. Nel 1997 Wittenberg è stata inserita nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco insieme ad Eisleben, la città in cui Lutero nacque e morì. Nel cuore di Wittenberg si trova la chiesa di Sant’Andrea dove il “riformatore” predicava. E all’uscita ecco il Memoriale concepito come omaggio al popolo ebraico contro cui Lutero si era scagliato più volte.
Che cosa dicono le 95 Tesi di Martin Lutero
Le 95 Tesi di Lutero hanno al centro il tema delle indulgenze – o come scrive il religioso, «la scandalosa predicazione delle indulgenze» – e spesso fanno riferimento al Papa. Partendo da una concezione tipicamente agostiniana, Lutero spiega che «tutta la vita dei fedeli» è «una penitenza». Poi chiama in causa il Pontefice sostenendo che «non può né vuole rimettere altre pene, fuori di quelle che ha imposto o per volontà sua o delle leggi ecclesiastiche». E il Papa, aggiunge il religioso, «per remissione plenaria di tutte le pene, non intende senz’altro la remissione di tutte, ma solamente di quelle da lui imposte». Secondo Lutero, «errano dunque i predicatori di indulgenze che dicono che: “l’uomo può essere liberato e salvato da ogni pena mediante le indulgenze del Papa”». E il Pontefice «non rimette alle anime in purgatorio alcuna pena che avrebbero dovuto subire in questa vita secondo i canoni». Il monaco afferma che «la maggior parte del popolo» è «tratta in inganno dalla indiscriminata ed esorbitante promessa della liberazione dalla pena» e «qualunque cristiano, veramente pentito, ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli spetta, anche senza le lettere indulgenziali». Poi Lutero invita a non limitarsi all’«acquisto delle indulgenze» ma a compiere «opere di misericordia», a donare «al povero» o fare «un prestito al bisognoso» e dice che «un’opera di carità aumenta la carità e l’uomo diventa migliore». Nelle Tesi si trova anche la nota affermazione di Lutero: «Appena il soldino gettato nella cassa risuona, un’anima se ne vola via (dal purgatorio)». E pungola: «Se il Papa conoscesse le estorsioni dei predicatori di indulgenze, preferirebbe che la basilica di San Pietro finisse in cenere, piuttosto che vederla edificata con la pelle, la carne e le ossa delle sue pecorelle». Nella concezione dell’agostiniano le indulgenze «sono cosa minima», mentre il Vangelo «è la cosa più grande». E anticipa uno dei capisaldi della Riforma: la centralità della Scrittura. «Il vero tesoro della Chiesa è il sacrosanto Vangelo della gloria e della grazia di Dio», scrive nelle Tesi. E tutto ciò viene messo in contrapposizione con l’affermazione di san Lorenzo che definiva i poveri il tesoro della Chiesa. Per Lutero, quindi, «si devono esortare i cristiani a sforzarsi di seguire il loro capo, il Cristo».
Le indulgenze secondo la Chiesa cattolica
L’indulgenza fa parte della storia della Chiesa ed è uno degli elementi costitutivi dei Giubilei. In essa si manifesta la pienezza della misericordia del Padre che viene incontro a tutti con il suo amore. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo straordinario, papa Francesco spiega il senso dell’indulgenza. «Noi tutti – scrive il Pontefice – facciamo esperienza del peccato. Sappiamo di essere chiamati alla perfezione (cfr Mt 5,48), ma sentiamo forte il peso del peccato. (...) Nonostante il perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati». Il Papa ricorda che «nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati». Eppure «l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri pensieri rimane. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo (la Chiesa, ndr) raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato». Di fatto, con l’indulgenza, al peccatore pentito è condonata la pena temporale per i peccati già rimessi quanto alla colpa (con la Confessione). Per ottenere l’indulgenza, è necessario essere in stato di grazia. Poi serve che il fedele abbia la disposizione interiore del completo distacco dal peccato; che si accosti al sacramento della Riconciliazione; che riceva l’Eucaristia; e che preghi secondo le intenzioni del Papa. Inoltre serve compiere un’«opera». Ci sono le opere di pietà, ossia fare un pellegrinaggio in un santuario o luogo giubilare. Oppure ci sono le opere di penitenza, cioè astenersi da consumi superflui (fumo, bevande alcoliche...), digiunare o astenersi dalle carni devolvendo una somma ai bisognosi. Ad esse si aggiungono le opere di misericordia. Esse sono corporali: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E poi ci sono opere di misericordia spirituali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Nessun riferimento, quindi, all’«acquisto» dell’indulgenza come aveva denunciato Lutero.
La riflessione del vescovo Spreafico sulla Riforma
Ricordare l’evento della pubblicazione delle 95 Tesi «significa ricomprenderlo nel suo significato al di là delle incrostazioni storiche e teologiche che hanno portato cattolici e luterani lontani per troppo tempo», spiega il vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo. «La Riforma – osserva – si inserisce in uno spirito di rinnovamento che animava la Chiesa già dal XV secolo e che in Lutero trovò senza dubbio un impulso decisivo. Come dice il cardinale Walter Kasper, “Lutero era un uomo desideroso di rinnovamento, non un riformatore”. E le sue 95 Tesi non furono anzitutto un programma di separazione dalla Chiesa cattolica, ma un’istanza di rinnovamento profondo. Poi la storia portò a una frattura che crebbe per diversi fattori fino ad apparire insanabile». Spreafico vede nell’anniversario che si celebra in questi mesi l’occasione per una «rilettura della Riforma». «Tutto ciò – afferma – può rafforzare un processo di riconciliazione tra di noi, riconoscendo le ferite della separazione, come ha sottolineato papa Francesco un anno fa a Lund. Inoltre riconciliarsi chiedendo perdono nella preghiera comune per il peccato della divisione rappresenta già un passo deciso verso l’unità». Eppure su alcune questioni restano le distanze. «I punti non sono pochi – ricorda il presidente della Commissione Cei – e riguardano differenze dottrinali, tra cui ad esempio la questione ecclesiologica e quindi i ministeri, alcuni Sacramenti, in particolare l’Eucaristia, oltre al principio di autorità, strettamente legato alla dottrina sulla Chiesa e alla successione apostolica, oppure il culto della Vergine Maria e dei santi. Oggi tuttavia abbiamo creato un clima nuovo, frutto di tanti piccoli sforzi di molti gruppi e comunità cristiane da ambo le parti che ci hanno permesso di superare antiche diffidenze e pregiudizi, pur nel rispetto delle differenze. Credo che dobbiamo continuare a incontrarci, ad ascoltarci e a parlarci. Conoscere l’altro e costruire relazioni rimangono la via migliore per rispettarci e arricchirci reciprocamente. Bisognerà senza dubbio continuare la riflessione teologica, come si è fatto sulla dottrina della giustificazione. Ma ci vorranno tempo, molta preghiera e gesti di carità condivisi».
La vita di Lutero in breve
1483: il 10 novembre Martin Lutero nasce a Eisleben (Germania) 1505: il 17 giugno entra nel convento agostiniano di Erfurt 1512: Lutero inizia a insegnare la Bibbia presso l’Università di Wittemberg 1517: Il 31 ottobre affige le 95 Tesi (anche se molti storici dubitano sulla ricostruzione della vicenda) sul portale della chiesa del castello di Wittenberg. Questa data viene convenzionalmene indicata come l’avvio della Riforma protestante 1520: Il1 5 giugno, con la bolla Exsurge Domine, papa Leone X intima a Lutero di ritrattare 41 "errori" contenuti nelle Tesi e in altri suoi scritti 1520: Il 10 dicembre Lutero brucia la bolla papale in pubblico 1521: Lutero viene scomunicato 1521: Convocato alla Dieta di Worms, davanti all’imperatore Carlo V Lutero rifiuta di ritrattare le sue posizioni con la frase: «Qui sto. Non posso altrimenti». Nel viaggio di ritorno dalla città tedesca Filippo di Sassonia simulando un rapimento mette in salvo Lutero al castello della Wartburg 1525: Lutero si sposa 1534: Lutero pubblica la Bibbia in lingua tedesca 1545: Il 13 dicembre si apre il Concilio di Trento 1546: il 17 febbraio Lutero muore a Eislebe