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Editoriale #98

In Italia c’è un esercito di pensionati di professione, oltre 700 mila gli italiani che ricevono l’assegno mensile da prima del 1982. I numeri sono quelli snocciolati dall’INPS nei flussi previdenziali da cui emerge che quasi mezzo milione di italiani, per essere precisi 471.545, ricevono un assegno di vecchiaia, di anzianità contributiva o ai superstiti da oltre 37 anni. Negli ultimi quattro anni, per ogni anno ed in particolare nel 2017 appena finito, oltre 100.000 italiani sono andati in pensione prima dei 60 anni, un dato che riguarda le sole gestioni Inps (esclude quindi i dipendenti pubblici e i professionisti delle 13 casse private).

In totale tra il 2014 e il 2017 in Italia si è arrivati a quota mezzo milione di nuovi “baby-pensionati”, in cui figurano ben 150.000 persone che la pensione l’hanno ottenuta a 54 anni o meno. In questo esercito rientrano anche i pensionamenti per invalidità e quelli dei superstiti, ma in ogni caso è un numero alto.

Considerando che i pensionati italiani sono circa 16 milioni, ora emerge che a sei anni dalla riforma Fornero, circa 3 milioni di loro e cioè il 18% circa del totale, in pratica uno ogni cinque, è a riposo al di sotto dei 65 anni.

Martedì 13 febbraio 2018, entra in funzione la pensione anticipata con la formula del prestito: APE. Tre anni e sette mesi di anticipo previdenziale è il massimo che ogni lavoratore può richiedere e la pensione dovrà essere restituita nei successivi venti anni. Per poter accedere all'anticipo pensionistico volontario occorre avere almeno 63 anni di età anagrafica e almeno 20 anni di contributi previdenziali maturati entro il 1° maggio del 2017. La pensione anticipata viene di fatto riconosciuta con la formula del prestito ventennale erogato dalle banche.

È stato sottoscritto il contratto di compravendita con il fondo Usa Gip relativo all’intero capitale sociale di Italo- Ntv (Nuovo trasporto viaggiatori). Si tratta di un investimento che rimane completamente in Italia aiuta la mobilità ed in alternativa al trasporto su ruote.

Lo ha annunciato oggi una nota della società, precisando che l’accordo, siglato nella giornata di ieri, riflette le condizioni comunicate lo scorso 7 febbraio. Il closing dell’accordo, si precisa ancora, è condizionato all’ottenimento dell’autorizzazione antitrust europea prevista per legge.

A questo proposito lo scorso venerdì scorso Diego Della Valle, azionista di Italo, ha detto di aver venduto solo perchè non aveva alternative.

Un’inchiesta del Times mette nei guai l’Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit impegnate per la lotta alla povertà nel mondo, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Secondo quanto pubblicato dal giornale britannico, nel 2011, nel corso della missione successiva al terremoto che colpì Haiti nel 2010, il personale di Oxfam avrebbe frequentato prostitute, anche giovanissime.

La vice direttrice esecutiva di Oxfam. Penny Lawrence, si è dimessa assumendosi la totale responsabilità (onore alla tempestiva decisione: vedremo se e chi la seguirà fra i colleghi...)

Un’inchiesta interna ha portato al licenziamento di quattro membri dello staff e alle dimissioni di altri, incluso il direttore di Oxfam ad Haiti. Ma la no-profit, che ha sede nel Regno Unito, è stata accusata di aver insabbiato la vicenda. La Commissione Europea che aveva finanziato Oxfam per 1,7 milioni ha invitato i dirigenti a “fare piena luce” sul coinvolgimento di alcuni membri della Ong nello scandalo sessuale ad Haiti, minacciando di tagliare i finanziamenti. Anche l’Observer scrive che operatori di Oxfam sono stati scoperti a frequentare prostitute, sfruttandone la miseria, già in Ciad nel 2006.

Il primo sondaggio di Piepoli dopo i fatti di Macerata. La sparatoria e le divisioni politiche dopo l’attentato non sembrano aver modificato le intenzioni di voto. Il centro destra e il centro sinistra guadagnano punti: l’1% il centro destra e lo 0,3% il centro sinistra, a spese del Movimento 5 Stelle che perde lo 0,5% e degli altri partiti minori, come Casapound, da cui si allontana lo 0,3% dei consensi e non di Liberi e Uguali che si mantiene stabile al 6,5%.

Ma tutte le forze politiche appaiono ancora lontane dalla soglia della maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei Deputati e al Senato, necessaria per vincere. Alla Camera il centro destra otterrebbe, secondo il sondaggio, intorno ai 285 seggi, ancora sotto il numero di 316 della maggioranza assoluta. Ma facendo bene i calcoli, il centro destra potrebbe avvicinarsi a questa soglia.

Molto dipende da circa 30 seggi distribuiti nel Centro e nel Sud che hanno una presenza “quasi vincente” e non “vincente”, specifica Piepoli, di un candidato del centro destra. Poche centinaia di voti separano i candidati in questi collegi: lo sfidante della destra è per un terzo dei seggi un candidato di centro sinistra e per gli altri due terzi uno del Movimento 5 Stelle. Piepoli calcola quindi che sarebbero sufficienti 600 mila voti in più rispetto a quelli attribuiti oggi dai sondaggi per far sì che il centro destra possa arrivare a governare.

Le possibilità si restringono quindi a due: l’ingovernabilità del Paese oppure una vittoria, seppur risicata, della coalizione di centrodestra”, scrive Piepoli, secondo cui per il centro sinistra (attualmente diviso in due tronconi) e per il Movimento 5 Stelle (in splendido isolamento), invece, “non si intravedono chance di vittoria”. Questo non vuole dire che il M5S e il PD, rispettivamente primo e secondo partito d’Italia, non riusciranno a farsi valere in parlamento.

Fincantieri ha firmato con lo Stato francese l’accordo per l’acquisizione del 50% del capitale di Stx France. Per la società italiana l’accordo prevede un prezzo di acquisto per la quota oggetto dell’operazione di 59,7 milioni di euro, pagabili tramite risorse finanziarie disponibili. Peccato che Leonardo (la società Italiana produttrice di armamenti controllata dallo Stato italiano), per il livello tecnico inferiore ai francesi, dovrà reinventarsi un futuro. L’Italia è riuscita a prendersi un pezzo di Francia ha così commentato la firma dell’accordo Giuseppe Bono, AD di Fincantieri, ma di fatto è il contrario.

Germania: GroKo in alto mare. SPD nel caos. Shultz si dimette. In attesa di sapere l'esito del 4 marzo - anche in Germania il giorno cruciale in cui i socialdemocratici saranno chiamati a votare ed approvare la coalizione con la Merkel ovvero se si dovrà ritentare il governo Jamaica (Cdu-Csu, Liberali e Verdi), formare un governo di minoranza, o andare alle elezioni -, in casa Cdu e Spd divampa il dibattito su come rilanciare il partito e a chi affidarne la guida, mentre montano le correnti interne che incalzano per avere un inevitabile ricambio generazionale. Martin Schulz, leader dell'Spd, è già fuori, messo alle corde dal suo stesso partito, e Angela Merkel si è dovuta difendere pubblicamente dagli attacchi di alcuni membri del partito, che per ora arrivano dalle seconde file (segnatamente i giovani). Anche l'Spd deve fare i conti con il ricambio generazionale. La rivolta dei Jusos, capitanati da Kevin Kühnert, è ancora in corso: #No_Groko, no alla Grande Coalizione, è la posizione dell'ala giovane dei socialdemocratici. Resta da vedere se invece di una corrente, il voto contrario alla GroKo diventerà il 4 marzo un fiume in piena...

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