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Franco CFA, un freno per lo sviluppo dell'Africa?




Da una parte il Franco CFA, la moneta in uso in 14 ex colonie francesi, dall'altro la questione migranti. Qual è il nesso? Sono in molti a sostenere che la moneta in questione, rea di frenare la crescita e lo sviluppo dei paesi che la adottano, contribuirebbe in maniera sostanziale ad alimentare i flussi migratori verso l'Europa. Una tesi tutt'altro che nuova che è tornata prepotentemente alla ribalta in queste ore, riaccendendo la polemica tra Italia e Francia. Ma vediamo di cosa si tratta. Il Franco CFA è una moneta che la Francia ha messo a disposizione di alcune nazioni emergenti per garantire una stabilità finanziaria e la gratuità dei trasferimenti finanziari all'interno di un unico sistema di cambio. Non dunque una "tassa coloniale" ma una moneta, anche se è di fatto un'eredità del ruolo coloniale della Francia nella regione - originariamente si chiamava Franc des Colonies françaises d'Afrique -. L'ACCUSA DI COLONIALISMO - A puntare il dito contro Parigi, il Vicepremier Luigi Di Maio che ha dichiarato: "Se oggi la gente parte dall'Africa è perché alcuni Paesi europei con in testa la Francia, non hanno mai smesso di colonizzare decine di Stati africani". Nel mirino il Presidente francese che, per il leader 5 Stelle, "prima ci fa la morale, poi continua a finanziare il debito pubblico con i soldi con cui sfrutta l'Africa". "Se non affrontiamo il tema della sovranità monetaria in Africa non se esce più", incalza Di Battista. La polemica sorge dal fatto che in cambio della parità fissa (prima con il franco e ora con l'euro: un Fca vale circa 0,0015 euro) la Francia chiede un deposito pari al 50% delle riserve di cambio di queste nazioni presso la sua Banca centrale. Queste somme depositate a Parigi, stimate a circa 10 miliardi di euro, non vengono utilizzate dalla Banque de France, ma secondo i detrattori del sistema Fca sarebbe meglio investire questo denaro nello sviluppo dei paesi africani. Una disputa che però che sembra rientrare. Il franco CFA, spiegano in queste ore gli esperti, rientra in un accordo tra la Francia e 14 Paesi africani, siglato diversi decenni fa e rimasto in vigore anche dopo l'indipendenza delle colonie. È un'intesada cui le parti coinvolte possono svincolarsi, non stiamo parlando dunque di un'imposizione. Tradotto: i governi africani interessati, qualora volessero uscire da questo accordo, per utilizzare ognuno una loro moneta, oppure utilizzare una moneta comune che non sia garantita dal Tesoro francese, lo possono fare.

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