Venezuela, i perché della lunga crisi economica (e politica)
Una lunga crisi politica ed economica, sfociata in una maxi fuga dal Paese.
Il Venezuela, dove il leader dell'opposizione e presidente del Parlamento Juan Guaidò si è autoproclamato presidente mercoledì durante una manifestazione contro il capo dello Stato Nicolas Maduro, è il primo esportatore di petrolio dell'America Latina, ma l'oro nero non è stato garanzia di benessere. Si tratta attualmente della peggiore economia del mondo, secondo la classifica annualmente redatta da Bloomberg sull'indice della povertà. Il Venezuela è primo in classifica da tre anni, peggio anche della Corea del Nord di Kim... E ora è sull'orlo di una guerra civile. Dall'elezione di Hugo Chavez alle enormi difficoltà dell'attuale capo di Stato. Ecco le cose da sapere per comprendere meglio ciò che sta accadendo nel Paese.
DA CHAVEZ A MADURO - Eletto presidente nel 1999, Chavez lancia una "rivoluzione bolivariana", dal nome del leader dell'indipendenza latino-americana del XIX secolo, Simon Bolivar. Costruisce la sua popolarità su numerosi programmi sociali in un Paese con evidenti disuguaglianze e attacca l'analfabetismo, con uno stile di governo originale, che coniuga sinistra e militarismo. Eletto per un terzo mandato nel 2012, muore di cancro l'anno dopo, il 5 marzo del 2013. A succedergli è il suo delfino Nicolas Maduro, che diventa rapidamente impopolare, mentre il Paese attraversa una grave crisi economica: nel 2014 è di 43 morti il bilancio di violente manifestazioni di protesta.
LA MOSSA DELLA NUOVA COSTITUZIONE - A gennaio del 2016, l'opposizione ottiene la maggioranza in Parlamento, di cui però la Corte suprema annulla tutti i voti. Nel 2017 cominciano allora delle manifestazioni per chiedere le dimissioni di Maduro: nei quattro mesi di proteste muoiono 125 persone. Nel tentativo di arginare la crisi, Maduro decide la creazione di un'Assemblea costituente, incaricata appunto di redigere una nuova Costituzione. Per l'opposizione, si tratta di una manovra per conservare il potere, dunque boicotta le elezioni di luglio 2017 per la Costituente. Come boicotta anche le elezioni di maggio 2018 in cui Maduro viene rieletto per un secondo mandato presidenziale fino al 2015.
IL MADURO BIS - Unione europea, Stati Uniti e diversi Paesi latino-americani non riconoscono la Costituente, né il secondo mandato di Nicolas Maduro, che è cominciato il 10 gennaio del 2019 con una cerimonia di insediamento in cui spiccava l'assenza di numerosi leader internazionali.
GUAIDO' SI AUTOPROCLAMA PRESIDENTE - Il 23 gennaio, due giorni dopo un sollevamento rapidamente arginato da parte di militari, il presidente del Parlamento e oppositore Guaidò si autoproclama presidente ad interim durante una manifestazione antigovernativa. Viene rapidamente riconosciuto dagli Usa e da diversi Paesi latino-americani, mentre Maduro riceve il sostegno di Messico, Cuba, Bolivia, Turchia, Russia e Cina. Guaidò ha promesso un' amnistia ai militari che decidessero di voltare le spalle a Maduro, visto che l'esercito è un sostenitore incrollabile del presidente.
VENEZUELA PRIMO AL MONDO PER RISERVE DI PETROLIO - Questo Paese dei Caraibi, di 916.445 chilometri quadrati e circa 32 milioni di abitanti (stando ai dati della Banca mondiale del 2017) è uno dei due membri latino-americani dell'Opec (cioè l'Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio), insieme all'Ecuador. Ha 302,25 miliardi di barili di riserve provati, cioè le prime riserve al mondo. In mancanza di liquidità per modernizzare i campi petroliferi, la produzione di petrolio è crollata. A novembre, secondo l'Opec, si è stabilita a 1,13 milioni di barili al giorno, il dato più basso degli ultimi 30 anni.
VENEZUELANI IN FUGA - Colpito dal crollo del costo del greggio dal 2014 il Venezuela, che ottiene dal petrolio il 96% delle sue entrate, soffre di una mancanza di moneta che ha fatto precipitare il Paese in una crisi acuta, generando un esodo di venezuelani in fuga da carenze alimentari e di medicine. Non senza conseguenze su diversi Paesi vicini (Perù in primis). Tre milioni di venezuelani vivono all'estero e, di questi, secondo le stime dell'Onu almeno 2,3 milioni hanno lasciato il Paese a partire dal 2015. Un dato che, stando alle stime, dovrebbe salire a 5,3 milioni nel 2019.
INFLAZIONE ALLE STELLE - In cinque anni, il Pil è calato del 45% secondo l'Fmi. La Banca mondiale prevede una contrazione del Pil dell'8% nel 2019, dopo il -18% del 2018. Davanti a una iperinflazione, che dovrebbe raggiungere quest'anno il 10 milioni per cento, a metà gennaio Maduro ha quadruplicato il salario minimo a 18mila bolivar (20 dollari secondo il tasso ufficiale), cioè l'equivalente di due chilogrammi di carne. Ad agosto aveva lanciato un piano di rilancio, svalutando il bolivar del 96%.
POVERTA' E VIOLENZA - Maduro sostiene che la crisi in Venezuela sia il risultato di una "guerra economica" da parte della destra e degli Stati Uniti per rovesciare il suo governo, visto che Washington ha imposto diverse serie di sanzioni. A novembre del 2017 il Venezuela e la compagnia petrolifera nazionale PDVSA sono stati dichiarati in default parziale da diverse agenzie di rating. Il tasso di povertà, cavallo di battaglia della rivoluzione bolivariana, è schizzato all'87%, secondo un'indagine delle principali università del Paese. Il Venezuela soffre anche di una violenza endemica, con un tasso di omicidi che si è attestato nel 2018 all'81,4% ogni 100mila abitanti, stando ai dati della ONG Osservatorio venezuelano della violenza.
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