Editoriale #138
Tragedia infinita: Ilva di Taranto. Arcelor Mittal minaccia di andarsene, ed i nostri politici pensano di averli incastrato con gabole di avvocati.
Il disastro dell'ILVA e di tutta la siderurgia di stato italiana è di tutta la classe politica, sindacale e manageriale di stato che hanno puntato su un settore mito ed alla base della rivoluzione industriale del XIX secolo , consapevoli che dovendo importare tutte la materie prime la siderurgia italiane non avrebbe mai potuto essere competitiva. Da uno studio di Mediobanca negli anni 2000, all'epoca della privatizzazione dell'IRI, si apprese che in 70 anni la siderurgia aveva bruciato 70.000 miliardi di Lire. Dopo la privatizzazione i Riva riuscirono a gestirla addirittura in attivo ed investendo anche nel risanamento ambientale, ma ebbero il torto di tagliare tutte le sovvenzioni "liberal" alle infinite associazioni, culturali, scientifiche, religiose, politiche, sindacali e la magistratura con l'appoggio silente degli esclusi dalla torta, appena scoperte le frodi fiscali li cercò per ospitarli nella patrie galere. Da allora a detta del il sole 24ore l' ILVA ha perso altri 7,5 miliardi di euro.
Tutta l'area a caldo dovrebbe esser chiusa perchè:
a) la tecnologia esistente è obsoleta e non potrà mai garantire di ridurre gli inquinanti a livello accettabile se non a costi spropositati.
b) i laminati piani prodotti a Taranto nella scala del valore aggiunto e contenuto tecnologico sono nella parte più bassa. Tutti sono in grado di produrre questi tipi di laminati.
c) Cina, India, Russia, Stati Uniti, Brasile, avendo miniere di ferro e carbone in prossimità producono a prezzi imbattibili e con pochi vincoli all'inquinamento.
d) tecnologie di fusione dell'acciaio alternative alle attuali sono in studio in Cina,( produce 5 volte più acciaio che tutta UE) che li potrà sperimentare essendo le loro aziende gigantesche anche in attivo.
e) marketing: i prezzi dell' acciaio sono in flessione ed anche il consumo mondiale. Impossibile per ILVA di Taranto reggere il confronto. Avrà sempre bisogno di fondi statali per ripianare le perdite.
I lavoratori dipendenti hanno il diritto ad un lavoro dignitoso e hanno il diritto alla salute. Possono essere impiegati nella bonifica dell'area che dovrebbe essere essere dichiarata zona franca per mettere l'installazione di nuove aziende.
Se da anni la regione Calabria e regione Sicilia possono mantenere un corpo forestale surdimensionato perchè non si potrebbe aiutare la conversione industriale di Taranto?
L'acciaio è un obsoleto tabù simbolo della prima rivoluzione industriale. I nostri politici, sindacalisti, economisti dovrebbero studiare che stiamo vivendo una nuova rivoluzione tecnologica basato sul Silicio ( con l'invenzione dai transistors negli anni '50) e con l'avvento delle nanotecnologie e dei polimeri. Ma questo non scalda il loro interesse, perchè non si ha a che fare con masse di lavoratori intruppati. I lavoratori dell' lLVA e in qualche modo dell'Alitalia sono ostaggio di politici senza scrupoli che li usano solo per accrescere il loro consenso elettorale.
Unioncamere Lombardia. indagine 3 trimestre 2019. Inattesa svolta positiva per la produzione manifatturiera lombarda: +1,1% la produzione industriale e +0,9% quella artigiana (dato congiunturale). Anche il dato tendenziale è positivo per entrambi i comparti: +0,9% l’industria e +1,9% l’artigianato. Il dato medio dei primi tre trimestri dell’anno rimane quindi positivo (+0,3% l’industria e +0,6% l’artigianato), ma l’intensità delle variazioni è decisamente inferiore alle medie annue dello scorso anno (+3,0% l’industria e +1,9% l’artigianato). Torna a crescere la domanda estera per le imprese industriali (+1,4% congiunturale). Peggiorano le aspettative, tutte con saldi negativi.
Anche il dato congiunturale delle aziende artigiane manifatturiere è positivo (+0,9%) come anche il dato tendenziale (+1,9%) e questi risultati consentono alla variazione media dei primi tre trimestri di attestarsi al +0,6%, anche in questo caso in rallentamento rispetto alla crescita media annua del 2018 (+1,9%).
L’indice della produzione industriale sale a quota 111,8 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), recuperando il livello di inizio anno, ma ancora sotto il massimo pre crisi (pari a 113,3 registrato nel 2007).
Per le aziende artigiane l’indice della produzione sale a quota 99,6 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ma ancora non riesce a superare quota 100.
Da un punto di vista settoriale registrano ancora una riduzione dei livelli produttivi 3 settori su 13: la siderurgia (-2,5% la variazione tendenziale) colpita dalla guerra dei dazi; il legno-mobilio (-0,5%); il tessile (-0,1%). Tra gli altri settori, sei registrano incrementi anche consistenti dopo il rallentamento dello scorso trimestre: abbigliamento (+6,0%); alimentari (+5,7%); pelli-calzature (+3,8%); carta-stampa (+3,1%); gomma-plastica (+2,0%); mezzi di trasporto (+1,8%). Registrano incrementi minimi i settori delle manifatturiere varie (+0,5%), della meccanica (+0,2%), della chimica (+0,1%) e dei minerali non metalliferi (+0,1%).
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