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La Medicina  durante la prima guerra mondiale .


Nel XIX secolo la medicina aveva compiuto notevoli progressi ponendo come base della ricerca scientifica il ragionamento e la sperimentazione, tacitando i religiosi che vedevano nella malattia la punizione di Dio, e i guaritori dotati di formule e pozioni magiche. Louis Pasteur ( 1822-1895) con le sue ricerche sui germi che generano malattie infettive combatte sconfigge le epidemie come il colera , il vaiolo, il tifo che flagellano l’Europa. Egli inaugura una nuova scienza : la batteriologia. Egli elabora la teoria dell’igiene assoluta : l’antisepsia, l’asepsia delle sale operatorie, la sterilizzazione degli strumenti chirurgici, che era stata perfezionata da Joseph Lister. Altro pioniere nella batteriologia fu Robert Koch che dimostrò come i batteri potevano essere coltivati, isolati, esaminati e scoprì i microorganismi che causavano la tubercolosi(1882) e il colera(1883). Grazie al concetto di igiene assoluta il tasso di mortalità tra gli infanti e le partorienti decadde rapidamente.


Ambulanze“Les petites Curies”:una sorgente applicata sotto il tavolo emetteva raggi X visualizzati, con occhiali speciali, da un medico che osservava il paziente superiormente. Erano sconosciuti gli effetti letali delle radiazioni,di cui morì anche la Sig.a Curie. Anche attualmente i suoi vestiti custoditi sono racchiusi in casse di piombo data l’elevata radioattività.


Il fisico tedesco Rontgen scopre nel 1895 I raggi X ed una anno dopo i coniugi Paul e Maria Curie scoprono le radiazioni con il radon, e questo permette sia di applicare la radioterapia su alcuni tumori cancerogeni sia di visualizzare le parti interne del corpo umano. Sono possibili le trasfusioni sanguigne con la scoperta dei gruppi sanguigni dovuta all’Austriaco Karl Lansteiner.

Grazie al diffondersi di principi democratici nella classe politica gli ospedali cessano di essere Ospizi per i poveri e per gli incurabili , ma diventano Case di Cura (gestite da personale specializzato: medici, infermieri, farmacisti, pagati dallo Sato o da Organizzazioni benefiche). La Cassa Mutua ed Malattia finanziata con i versamenti dei lavoratori e degli imprenditori garantisce agli operai ed impiegati e loro familiari l’assistenza sanitaria ed ospedaliera gratuita. Il medico pur avendo una buona preparazione universitaria era un generalista: chirurgo, oculista, dentista, ortopedico. La guerra impose la specializzazione.

Nelle guerre precedenti le principali cause da morte provenivano da ferite da armi da taglio, o pallottole che causavano infezioni, oppure epidemie. Nella prima guerra mondiale gli scontri tra soldati avvengono non più all’arma bianca, ma sotto il fuoco delle artiglierie che causano il 70% delle ferite.

Le ferite inferte ai soldati ( giovani dai 20 ai 35 anni) si possono suddividere in:

Traumi e ferite craniche causate da proiettili di fucile, da schegge o da pallottole Shrapnel che interessavano la struttura cranica con un foro di entrata e di uscita. Il 50% dei feriti gravi veniva dimesso.

Ferite al torace: la mortalità era del 20% e l’intervento chirurgico consisteva nell’estrarre la scheggia ed applicare l’apparecchio di Potain (un tubo di drenaggio per il sangue fuoriuscito nel cavo pleurico). Purtroppo questo intervento generava pleuriti, che pur guarendo predisponevano alla tubercolosi.

Lesioni addominali: il ferito era considerato ormai perso per il grave shock tossico che seguiva alla perforazione delle viscere. Pochi medici osavano queste operazioni. Inoltre il dissanguamento dovuto alle lesioni gravi era una ulteriore causa aggravante. Solo con le trasfusioni praticate dalla fine del 1916 si poté ridurre la mortalità che era prossima al 100%.

Ferite agli arti erano in generale ben trattate con la rimozione di schegge e proiettili. Di fondamentale aiuto furono l’uso della radiologia per determinare l’entità della frattura o sua frantumazione. Poche le amputazioni praticate, si ricorreva alla gessatura.

La gangrena gassosa era una necrosi dei tessuti all’interno di organismi viventi dovuta ad un arresto della circolazione del sangue o di una infezione. Per evitare che una piaga si trasformi in gangrena i medici hanno una sola chance: agire rapidamente ed in profondità. Se l’infezione di diffonde la morte per septicemia è ineluttabile. Durante la prima guerra l’unica soluzione è l’amputazione. La soluzione di ipoclorito di sodio messa a punto da Carrel et Dakin salva molte vite e risparmia tante amputazione. La penicillina sarà scoperta da Fleming solo nel 1928.

Nuove patologie si diffondono nella guerra di trincea:

Tifo petecchiale : era caratterizzato da piccole lesioni emorragiche diffuse in tutto il corpo.

Febbre da trincea : era causata dagli escrementi dei pidocchi che procurava febbre alta periodica e nevralgie acute che paralizzavano il soldato.

Piede da trincea era un insieme di lesioni gravi dovute al congelamento che poteva procurare la perdita dell’arto.

Shock da bombardamento che si manifestava con apatia, obnubilamento del sensorio,perdita della congiunzione spazio-temporale. L’incapacità del soldato di eseguire gli ordini fu intesa come ammutinamento e punita. Solo in un secondo tempo si cominciò a parlare di trauma psichico.

Nevrosi di guerra considerata a tutti gli effetti una malattia mentale che portava alla pazzia attraverso il delirio di persecuzione, l’amnesia, l’incapacità di sopprimere i ricordi. Questa guerra totale non voluta dai singoli non lasciva alcuna via di fuga se non interiore, che in alcuni casi degenerò in pazzia. La cura di questi malati si protrasse per parecchi anni anche dopo la fine della guerra, presso ospedali specializzati.

Autolesionismo, per sfuggire al massacro molti soldati si procurarono ferite alla mano o ad un piede, oppure si iniettavano sotto la pelle dei piedi , olio di vaselina, petrolio, essenza di trementina, rischiando di rimanere zoppi per tutta la vita. Tuttavia i medici militari facilmente scoprivano la causa di queste lesioni sospette, il più delle volte procurate con metodi rozzi e furono comminate pene molto severe.

Malattie veneree. I rapporti sessuali cercati nei « casini di guerra » o con le ragazze del luogo, per le scarse condizioni igieniche causarono un proliferare di malattie veneree, nonostante le punizioni applicate a chi non denunciava la malattia in tempo. All’epoca la terapia consisteva nel somministrare o mercurio ( il più usato), o ioduro, o prodotti di sintesi dell’arsenico( Salversan) scoperto dallo scienziato tedesco Paul Ehrlich.




La guerra chimica.

Si concorda nel sostenere che la guerra chimica moderna inizia nel 1914 con il rilascio di gas irritanti( tali da non violare gli accordi dell’Aia 1899) da parte dei Francesi nell’agosto 1914. I tedeschi nel 1915 Ypres rilasciano 150 ton. di cloro(gas soffocante,) attraverso cilindri pressurizzati che la brezza dirige verso le trincee Inglesi. I germanici ne produssero di varie formulazioni sempre più pericolose, come l’Iprite ( gas mostarda) usato nel 1917 e che attacca ogni parte del corpo con cui viene a contatto e ne fecero grande uso specialmente sul fronte occidentale. Nell’offensiva di Caporetto gli Austro Ungarici assistiti dai Germanici ne fecero uso per eliminare gli avamposti Italiani , ma dovettero desistere per il cambio di vento. Gli alleati produssero delle maschere molto più efficienti e dotati di filtri per contrastare selettivamente il gas.

L’inaffidabilità delle condizioni meteo pose fine a questa guerra che produsse solo il 3% delle perdite tra i belligeranti,ma poneva il soldato in perenne stato di angoscia.( la fuga era la sola via di sopravvivenza).

Sostanzialmente i gas si possono dividere in due grandi gruppi:

  1. irritanti del sistema respiratorio, ulceranti o urticanti. Essi causavano vomito , vertigini, mal di testa,cecità temporanea , dolori polmonari , ma nessun effetto permanente.

  2. Soffocanti o vescicanti ( cloro- Yprite:gas mostarda) che causavano la morte fulminea in caso di prolungata inalazione, ma il gas causava anche vesciche sulla pelle umana non opportunamente protetta.

( Cloro- Yprite)L’agonia era più lenta solo se il gas era inalato in piccole dosi.

La medicina si trovò impreparata. Le sole cure erano l’atropina che dilatava le vie respiratorie e che nasce negli ospedali in prima linea, l’ossigenoterapia praticata negli ospedali delle retrovie che installano presso ogni letto, e la chinesiterapia.

Le epidemie erano un flagello dell’umanità che stavano per essere sconfitte con la scoperta del siero e dei vaccini.:

Il siero è costituito da antitossine prelevate da un animale vaccinato. All’inizio della guerra due sieri sono utilizzati : quello contro la difterite e quello contro il tetano, prelevati dal sangue dei cavalli che hanno sviluppato dei buoni anticorpi.

Il vaccino è una sostanza microbica morta o non infetta che è iniettata per garantire l’immunità. Alla vigilia della guerra esistono solo due vaccini: uno contra la rabbia degli animali ( Pasteur) e l’altra contro la febbre tifoidea scoperta da Wright nel 1896. Quest’ultima si propaga con i batteri della salmonella a causa della cattiva igiene della persona , ma anche per contaminazione alimentare. La sanità militare è cosciente che l’igiene è la condizione primordiale per eliminare le malattie ed ogni battaglione ha una propria unità igienica-medica……………...

La tubercolosi è curata inviando i malati nei sanatori dove sono curati con mezzi naturali:riposo,buona alimentazione,elioterapia.

Il tifo esantemico era un flagello ad inizio secolo. Tutti i soldati ricevono l’ordine di lottare contro le pulci , insetti parassiti che veicolano il tifo, sottomenttendosi a frequenti docce e disinfettando i vestiti. D’inverno i soldati devono lasciare le uniforme al gelo.

Un altro parassita è la scabbia che fa impazzire i soldati costretti a grattarsi continuamente. L’unico rimedio è una pomata a base di zolfo spalmata su tutto il corpo per almeno 24 ore.

La dissenteria è diffusa nella vita di trincea per l’acqua contaminata dalle feci dove proliferano anche ratti di cui è difficile sbarazzarsi. Una costante fornitura di acqua pura è necessaria per i soldati intrincea.

La influenza spagnola di origine asiatica fu portata in Europa dai soldati americani e si propagò rapidamente. Fu chiamata spagnola perché solo in Spagna se ne parlò diffusamente essendo il paese neutrale. Non si conobbe le cause, colpì specialmente i giovani dai 20 ai 30 anni che non si erano vaccinati, e sparì verso la fine del 1919.


Di grande aiuto per la diagnosi delle ferite fu la radiologia che è una parte della medicina che utilizza i raggi X capaci di oltrepassare parti del corpo umano lasciando una traccia su una lastra ai fini diagnostici o terapeutici. Maria Curie che aveva scoperta la radioattività naturale dedica la sua vita a proporre e propagandare la radioscopia negli ospedali francesi. Grazie al sostegno della Croce Rossa Ella dispone di 18 ambulanze chiamate “ petites curies” dotate di attrezzature per la radiologia con un medico, un tecnico per decifrare le lastre ed un autista. La diagnosi delle entità delle ferite alle ossa e la localizzazione di schegge o pallottole è altamente facilitata.


La trasfusione è l’iniezione in una vena del sangue o di un prodotto costituente il sangue. La perfusione è una introduzione lenta e continuanell’organismo di una soluzione contenete un medicamento o un prodotto sanguigno. La scoperta dei vari gruppi sanguigni facilita la trasfusione come pure la scoperta che il citrato di sodio ha proprietà anticoagulanti , ma questa prassi sarà di massa solo dopo la prima guerra Mondiale. Si preferirà la trasfusione da braccio a braccio.



La logistica : triage ( codice rosso, verde…)


L’evacuazione dei feriti si rivela sovente molto difficile: il trasporto dei feriti è lento, i barellieri devono districarsi tra ostacoli pericolosi, molte volte nella “terra di nessuno” . Per questo vengono creati delle unità chirurgiche avanzate per dispensare le prime cure ai feriti.

Generalmente l’unità (3) è composta da una sala operatoria , un sala di fasciatura,ed una sala con apparecchiature radiologiche.

I paesi belligeranti si dotarono di un sistema di sanità apparentemente imponente , ma che si rivelò inadeguato sia per le risorse umane impiegate ( i medici erano giovani ed inesperti in ferite da guerra, le medicine scarse, gli ospedali insufficienti) sia per il gigantesco afflusso di feriti durante le battaglie da trasportare, da curare al più presto possibile. Il Corpo della sanità Militare Italiana, gestito dal gen. Della Valle coadiuvato dalla Croce Rossa Italiana, militarizzata disponeva di 9.500 infermieri e 1.200 dottori. In tre anni di guerra gli effettivi impiegati nella sanità Militare aumentarono di dieci volte. Il reparto di sanità era composto, oltre che dal tenente comandante medico ( il cui parere era insindacabile,solo loro avevano accesso ai dossier dei malati) , da altri uno o due aspiranti ufficiali medici , da un cappellano e da circa una trentina di militari infermieri, barellieri. Ogni unità sanitaria ( asservita ad un battaglione od a una compagnia di alpini) aveva in dotazione quattro barelle a vari “cofani” e borse di sanità contenenti garze, bende, lacci emostatici, filo per sutura, siringhe, disinfettanti(iodio, alcool e acqua, etere, cloroformio,)antiparassitari e fiale di morfina. Subito dietro le prime linee si trovavano i Posti di Medicazione(2) infermerie campali defilate rispetto alla linea del fuoco) dove venivano sommariamente medicati e fasciati i feriti che poi dovevano recarsi da soli o su muli, o su autoambulanza agli Ospedali di Campo(3).

Qui i feriti più gravi,medicati sommariamente erano inviati verso gli ospedali delle retrovie mentre i feriti lievi erano rispediti in linea scortati dai carabinieri) Si somministrava adrenalina ai dissanguati e morfina come sedativo ai più sofferenti oppure si lasciava agonizzare quelli per cui ogni intervento sarebbe stato inutile. Per decongestionare la zona di Guerra nelle retrovie furono organizzati varie centinaia di Ospedali dove i feriti erano trasportati o su ambulanze o su treni ospedali che si fermavano nei binari morti delle grandi città ed i feriti potevano completare la guarigione essendo gli ospedali meglio attrezzati.


Ma l’ afflusso di feriti imprevisto, causale ed imponente in occasione, delle offensive dei belligeranti mandava in crisi questi ospedali da campo da 50/100 posti letto. Migliaia di feriti, stanchi , con le ferite infette, non autosufficienti, che piangevano ed urlavano di dolore. Ecco cosa succedeva nell’ospedale militare austriaco di Gorizia ed in quello italiano di Romans d’Isonzo” si sentiva la povera gente che gridava, operavano senza anestesia. Tagliavano braccia, gambe, secondo la ferita che avevano. Quelli che morivano venivano portati al cimitero al cimitero su un carretto tirato da un cavallo. Il cimitero era pieno. I feriti hanno un aspetto spaventoso. In alcuni si vedono pendere le bende sanguinanti e pezzi di carne,Uno piange, l’altro chiede aiuto, l’altro geme,il terzo chiede aiuto. I feriti arrivano e partono in processione. Essi giacciono uno vicino all’altro nei corridoi, sulla paglia e vengono portati in sala operatoria a seconda delle ferite più o meno gravi. Alcuni muoiono sul tavolo d’operazione , i più fortunati nel loro letto, il sangue scorre in terra , non si può passare senza insanguinarsi,l’odore del sangue è perennemente nel naso”.

L’Italia ebbe nella prima guerra mondiale 577.000 soldati morti di cui 406.000 per ferite e 171.000 per malattia. I treni ospedali della Croce Rossa trasportarono nelle retrovie 835.000 feriti. Ma la guerra avrebbe lasciato in eredità non solo la vittoria, ma anche una generazione stremata e migliaia di invalidi fisici e psichici. La medicina comprese che:

  1. non vi era più posto per il medico generico.

  2. L’infermiere doveva essere una professione specializzata. Le infermiere inglesi ed americane( Il gen. Capello pretese che fossero solo loro a curare i soldati della II Armata) erano le migliori per competenza ed abnegazione.

b) di fondamentale importanza per salvare di una vita umana era il pronto e competente intervento di un medico sul ferito.

c) il sollievo al dolore attraverso un uso diffuso di anestetici era indispensabile anche per non terrorizzare i soldati spaventati dalle urla e gemiti dei feriti.

In generale si può dire che non vi furono grandi progressi nella medicina , piuttosto vi furono delle applicazioni di massa di alcuni trattamenti allora ancora in fase sperimentale.

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