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A chi giova il paragone dell’Economist tra Uk e Italia?





STARTMAG » Il nuovo primo ministro britannico è Rishi Sunak, designato dal partito conservatore, primo capo di governo britannico di origine indiana e primo insediato da Carlo dopo la successione a Elisabetta II, da oggi, entra nel pieno delle funzioni per comporre la propria compagine e affrontare i contraccolpi della crisi come priorità assoluta. Liz Truss ha annunciato le sue dimissioni il 20 ottobre a causa delle turbolenze che il suo programma fiscale con tagli alle tasse ha causato sui mercati finanziari.

Gradito alla City, il nuovo premier sarà il primo capo del governo del Regno di radici indiane. Secondo l’Economist, il Regno Unito starebbe seguendo lo stesso percorso dell’Italia, tra instabilità politica e crisi della finanza pubblica. Ma è davvero così? L’articolo di Daniele Meloni Recentemente l’Economist ci ha abituato a copertine frizzanti e politicamente scorrette. Al centro delle ultime cover c’è Liz Truss, la premier britannica che può battere ogni record negativo di presenza a Downing Street. Se la prima volta che è apparsa in prima camminava tra le macerie del paese, due settimane fa è stata raffigurata su una zattera che affondava insieme al suo ormai ex cancelliere, Kwasi Kwarteng. Questa settimana Truss regge una mega-forchetta sulla quale fanno capolino degli spaghetti e uno scudo fatto da una pizza margherita. Roba da tabloid, con un titolo evidente: Britaly. Già, perché secondo il settimanale internazionale con sede a Londra, il Regno Unito starebbe seguendo lo stesso percorso del Belpaese: instabilità politica e crisi della finanza pubblica che genera turbolenze sui mercati. Il tutto a causa del governo di Liz Truss, esponente della destra del partito Tory, e del suo mini-budget da 45 miliardi di sterline di tagli alle tasse senza coperture. E così, preso dalle convulsioni della sua politica, il Regno Unito – che l’Economist attacca un giorno sì e l’altro pure dai tempi della Brexit – si sarebbe “italianizzato”. Il modello di Westminster, che un tempo garantiva stabilità e certezze, si è bizantinizzato, tanto da ricordare l’Italia della Prima Repubblica, quando i governi non duravano neppure un anno. Per la verità, il governo Truss ha faticato a scollinare il mese di vita, e le eventuali convergenze parallele tra la premier UK e Giorgia Meloni sembrano essere già arrivate a un punto morto. Meloni sembra abbia molto più in pugno il suo partito e la sua coalizione di Truss, definita “senza speranze” da più di un deputato Tory. Quanto alle finanze, beh, bene essere onesti. Il rapporto debito/pil del Regno Unito è del 95% contro il 152% di quello italiano. La percentuale di disoccupati è del 3,5% contro il 7,9% in Italia, e l’inflazione è più o meno simile (1 punto divide i due paesi). Il Regno Unito è primo per FDI, per investimenti Usa in Europa, e accoglie l’11% di unicorni a livello globale. Forse, una volta superato l’oltraggio dello spaghetto inforcato dalla “hopeless” Truss, possiamo essere una volta tanto felici: nella comparazione, poteva andarci molto peggio.

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