top of page

Breve storia della seconda e terza Repubblica dal 1994 al 2018 e dello Stato sociale .

Collana di undici volumi di prossima pubblicane come e-book

Precedenti riassunti sono pubblicati nel 153 e 154.









1.2 - I nuovi partiti sulla scena politica – La nascita di Forza Italia


Silvio Berlusconi fu fondatore, imprenditore lungimirante, finanziatore e magnate geniale del settore dei Media, un settore che ebbe in Europa un enorme sviluppo a partire dall’ultimo decennio del 1900. La sua genialità e la sua fortuna furono di intuire che il vero tesoro delle Televisioni (controllate in Europa fino a circa il 1990 dai governi per gestire, controllare ed educare l’opinione pubblica nazionale) era la pubblicità trasmessa sul piccolo video a cui milioni di telespettatori non potevano sottrarsi e da cui, di conseguenza, erano condizionati nelle loro decisioni di acquisto.

A quei tempi il budget pubblicitario trasmesso sulla Rai valeva 120 miliardi di Lire per anno. Riuscire ad assicurarsi la metà di questa pubblicità avrebbe assicurato la copertura di tutte le spese di gestione, di programmazione, di installazione dei trasmettitori ed i costi di acquisto di programmi e/o film esteri. Berlusconi ci riuscì per le sue provate capacità imprenditoriali e grazie alla protezione dei politici socialisti, all'aiuto delle banche (Mediobanca) e anche grazie a capitali, forse riciclati attraverso Marcello Dell’Utri, Direttore di Publitalia, che aveva “rapporti diretti e personali con esponenti di spicco di Cosa Nostra e ha altresì svolto, nello stesso periodo, un'intensa e costante attività di mediazione tra questi e Silvio Berlusconi.[1]

Silvio Berlusconi fu il Presidente-operaio della società di calcio Milan, un club popolare tra il ceto operaio, mentre l’altra squadra di Milano, l'Internazionale, aveva da sempre una tifoseria di destra. Egli riuscì a fare primeggiare il Milan in Europa per un decennio e se ne servì per imporsi mediaticamente alla maggioranza degli Italiani.


Le sue TV commerciali Canale 5, Rete4 e Italia1 contribuirono con la sua società Mediaset a macinare utili a doppia cifra, tanto da fare impallidire i vecchi capitalisti[2] legati all’automobile, all’acciaio e alla gomma.

L’imprenditore milanese, in un’intervista data alla giornalista dell’Ansa Marisa Ostolani, disse che al ballottaggio per la poltrona di sindaco di Roma tra l’esponente “di Sinistra” Francesco Rutelli ed il missino Gianfranco Fini, avrebbe votato senza ombra di dubbio per quest’ultimo. Era il 23 novembre 1993 all'inaugurazione dell'Euromercato di sua proprietà. Quella dichiarazione fu intesa come lo sdoganamento del Movimento Sociale Italiano da partito antisistema (neofascista) a partito “presentabile”. Berlusconi in questo modo iniziava a prepararsi la strada per una possibile entrata in politica in vista delle elezioni legislative che si sarebbero svolte nel marzo del 1994.

Silvio Berlusconi decise infatti di “scendere in campo” il 26 gennaio 1994 con un discorso televisivo in cui spiegò agli italiani i motivi per cui aveva fatto nascere un nuovo soggetto politico da lui denominato Forza Italia, del quale da allora rimase sempre il leader indiscusso e primo finanziatore. L’ideologia di riferimento del nuovo partito era un conservatorismo liberale in economia, rafforzata dalle tesi della dottrina sociale della Chiesa Cattolica, schierata sempre a difesa della famiglia, quale nucleo fondamentale della società, della scuola, con l’insegnamento religioso, e del primato della persona. Sui diritti civili invece Forza Italia si schierò su posizioni molto più liberali. I suoi programmi includevano: la libertà di coscienza sulle tematiche di bioetica, l'istituzione di un Garante indipendente per la spesa sanitaria e per la tutela dei diritti dei diversamente abili, posizioni rigorose contro l'immigrazione clandestina, la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura inquirente, nuove assunzioni e risorse per le forze dell'ordine, l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale e dei reati di opinione, la limitazione del carcere e della custodia cautelare, l'abrogazione della Legge Merlin, l'utilizzo dell'energia nucleare, l'ammodernamento del sistema infrastrutturale italiano, tra cui il completamento dell'Alta Velocità ferroviaria e la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

In politica estera, la fedeltà al Patto Atlantico ed all’Unione Europea non era messa in discussione. Sociologicamente Forza Italia raccoglieva voti da gran parte del ceto medio borghese produttivo operanti nel “libero mercato”: imprenditori, artigiani, e dal popolo delle Partite IVA (un esercito di lavoratori autonomi senza protezione sociali) allettati da un nuovo prospettato boom economico.

[1] Dalle Motivazioni della sentenza n. 28225, pronunciata dalla sezione I della Corte di Cassazione [2]Chiamati all’epoca prima della globalizzazione “capitani coraggiosi”.

Comments


Archivio
bottom of page