CAPITOLO V - IL PROTEZIONISMO IN EUROPA 1873 -1915
Continuiamo la narrazione della storia economica di fine ottocento che vide la fine del liberismo e l’affermarsi del protezionismo in economia. La Germania verso la fine del secolo divenne la maggiore potenza industriale e l’Italia dal 1890 al 1915, in poco meno di trent’anni, compiva la sua rivoluzione capitalista-industriale almeno nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova.
5.1 - La grande depressione e la seconda rivoluzione industriale 1873-1896
Con il crollo della borsa di Vienna dell’8 maggio 1873 per convenzione si ritiene che abbia avuto inizio una lunga depressione che sarebbe durata fino al 1896.
Tuttavia, dice lo storico Eric Hobsbawm, «… La produzione mondiale, lungi dal ristagnare continuò a crescere impetuosamente: la produzione di ferro raddoppiò […] la produzione dell’acciaio aumentò di venti volte, il commercio continuò a crescere in modo impressionante. Le economie industriali americana e tedesca fecero passi da gigante, e la rivoluzione industriale si estese a nuovi paesi quali la Svezia e la Russia […]. Gli investimenti esteri nell’America latina raggiunsero negli anni 1880-90 cifre iperboliche, mentre il chilometraggio della rete ferroviaria argentina si raddoppiava in cinque anni, e Argentina e Brasile attiravano entrambi fino a 200.000 immigrati all’anno».
Le cause che portarono a questa "depressione" economica sono da ricercarsi nella convergenza di una serie di fattori, in particolare:
1) L’America inondava l’Europa di cereali che determinarono il crollo del prezzo del frumento europeo del 30%. Questa situazione vedeva contrapporsi i consumatori che ne traevano beneficio, mentre gli agricoltori dei paesi industrializzati (proprietari terrieri e contadini) vedevano distrutto il proprio reddito. L’agricoltura, che occupava il 40-50% di manodopera maschile, e fino al 90 per cento negli altri paesi, visse una situazione catastrofica. A ciò si deve aggiungere la Filossera, un parassita che si nutre delle radici delle viti. …………………………………2) Negli USA gli investimenti in ferrovie furono eccessivi, le banche non restituivano il denaro depositato, esplodeva la disoccupazione e i prezzi salirono alle stelle……………………………….
3) In Gran Bretagna, che era il maggior fornitore di beni al mondo, oltre che essere la più potente piazza finanziaria, ci fu un crollo delle esportazioni perché vennero a mancare gli acquirenti delle merci inglesi……………………………………………………………….
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In sintesi nel 1873 l’intera economia mondiale entrò in collasso per un eccesso di offerta sulla domanda. Le industrie sfornavano una grande quantità di prodotti innovativi nella certezza che il mercato avrebbe assorbito tutto e sempre. Purtroppo le masse rurali e quelle inurbate sopravvivevano a livello di sussistenza e non avevano abbastanza potere d’acquisto per assorbire l’eccesso di offerta prodotto dall’industria.
Questa crisi durò fino agli anni 1890 e trascinò al ribasso i prezzi, anche per una mancanza di disponibilità di oro come sopradetto. Agli occhi di molti imprenditori sembrò di essere entrati in una crisi senza via di uscita…………………………………………………………………………..
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5.1.1 - Il Protezionismo
La reazione immediata alla crisi esplosa nel 1873 fu una generalizzata richiesta di protezione doganale da parte degli agricoltori nonché degli industriali europei, che si allearono per rivendicare un intervento dei Governi a tutela delle produzioni nazionali. La nazione che mosse il primo passo verso il protezionismo fu la Germania di Bismarck. Non appena la crisi e la concorrenza del grano americano e russo fecero sentire i loro effetti, i proprietari terrieri della Prussia orientale, fino ad allora sostenitori del libero scambio (in quanto esportavano prodotti agricoli nell'Europa occidentale), richiesero ed ottennero di aumentare velocemente i dazi doganali in modo da assicurarsi il pieno controllo nel mercato tedesco interno. Nel 1879 furono annullati i trattati commerciali stipulati con le altre nazioni e fu introdotta una nuova tariffa sui prodotti di importazione, sia agricoli che industriali.
Con la nascita dell’impero tedesco (II° Reich) nel 1871, il paese si arricchì dell’indennità di guerra versata dalla Francia (5 miliardi di franchi oro). I punti di forza dell’economia tedesca, che ebbe uno sviluppo superiore ad ogni altro paese in quel periodo, furono: il ruolo delle banche, la banca mista universale (ovvero una banca che esercita un credito a breve termine e anche crediti a medio-lungo termine), i cartelli tra imprese (accordi che restavano indipendenti ma che evitavano di farsi concorrenza sul mercato interno, ma non su quello internazionale), uno sviluppo eccezionale di reti ferroviarie e fluviali che ridusse sia i tempi sia i costi di trasporto. Importante fu inoltre il ruolo dello Stato come collettore di tasse ed acquirente, ma anche come produttore……………
5.1.2 - L’uscita dalla crisi del Capitalismo: la grande svolta
Contrariamente alle previsioni di Marx, il capitalismo seppe difendersi con diverse azioni:
- sui bassi prezzi americani vennero alzati dazi di importazioni attuando il protezionismo;
- venne meccanizzata l’agricoltura facendo abbassare i prezzi di produzione, con mietitrici, trebbiatrici, seminatrici;
- vennero differenziate le colture, come patate, barbabietole, canapa, lino, frutta, ortaggi, olio e vino.
Le imprese più penalizzate erano quelle medio-piccole che non riuscivano a reinvestire il capitale, mentre i gruppi maggiori capirono che occorreva mettere in moto processi che facessero concentrare nelle loro mani il capitale, come ad es.:
- holdings: grandi consociazioni per il controllo finanziario di diverse imprese;
- cartelli o pools: consorzi tra aziende dello stesso settore che si accordavano sulla produzione e sui prezzi (in Russia si costituirono vari cartelli sia nell’industria carbonifera sia nell’industria siderurgica);
- trusts: concentrazioni di capitale fra imprese eterogenee (di svariati settori industriali e servizi) prima indipendenti.
Per contrastare questi accordi tra imprese furono emanate leggi Antitrust con scarsa efficacia…………………………………………………………………………………………….
5.2 - La Germania prima potenza industriale mondiale (1876-1914)
Il nuovo impero tedesco, proclamato nel gennaio 1871 e sottomesso all'autorità della Prussia, divenne nel 1914 la prima potenza economica e militare europea, davanti alla Gran Bretagna e alla Francia in molti settori. Questo Secondo Reich, che riuniva venticinque regni e principati della Germania settentrionale, dell'Alsazia, parte della Lorena e della Polonia, aveva circa 42 milioni di abitanti nel 1871 e 70 milioni nel 1913.
Il tasso di crescita del suo prodotto interno lordo era superiore a quello di altri paesi europei (oltre il 2% in media) e la quota di investimenti (quasi il 20% all'inizio del secolo) era il doppio della Gran Bretagna[1].
La sua agricoltura, stimolata dalla forte domanda interna, era diventata la più produttiva in Europa, grazie in particolare all'uso di fertilizzanti chimici sviluppati da Justus von Liebig (1803-1873).
La sua industria si modernizzò e si sviluppò a un ritmo sostenuto e forniva merci che erano state precedentemente importate (come le attrezzature ferroviarie). La Germania tendeva a specializzarsi nell'industria pesante (carbone, acciaio, armamenti, ecc.) e in nuovi prodotti (attrezzature meccaniche, prodotti chimici, elettricità, automobili).
Alla vigilia della guerra la quota della Germania nella produzione industriale mondiale salì al 16% (contro il 13% nel 1870) mentre quella della Gran Bretagna scese dal 32% al 14%, quella della Francia dal 10% al 6% e quella degli Stati Uniti salì dal 23% al 32%)……………………………….
[1] Cfr. Storia dei fatti economici, di Jacques Brasseul, ed. Armand Colin, 1998.
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