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Dati 1° trimestre 2021 L’andamento economico di industria e artigianato in Lombardia.

Fonte Unioncamere Lombardia, relazione trimestrale.


Nel primo trimestre la produzione del settore manifatturiero lombardo recupera ancora per le imprese industriali, anche se la velocità si è ridotta, ma svolta di nuovo in negativo per le imprese artigiane. L’incremento dell’indice della produzione industriale è positivo con un +0,2% rispetto allo scorso trimestre, ma per l’artigianato manifatturiero è in passivo di -2,2%. Nonostante i consistenti rimbalzi tendenziali della produzione, ben +8,7% per l’industria e +5,5% per l’artigianato rispetto al primo trimestre dello scorso anno, la ripresa è ancora insufficiente per tornare ai livelli produttivi pre-crisi. L’industria ha perso 2,3 punti percentuali rispetto alla media annua di produzione del 2019 (livelli pre-crisi) mentre l’artigianato ha perso dal 2019 ben 11,3 punti.

Segnali positivi dagli ordinativi per l’industria che si mostrano dinamici sia per il mercato estero che per quello interno (+1,3% congiunturale per entrambi), mentre si registra una contrazione congiunturale degli ordini per l’artigianato (-4,7% quelli interni e -0,3% gli esteri).

Destano anche preoccupazione le tensioni che si verificano sui prezzi delle materie prime in molti settori, con incrementi dell’8-9% registrati sia dall’industria che dall’artigianato, ma nonostante tutto gli imprenditori sono ottimisti. Migliorano infatti le aspettative delle imprese per la produzione, la domanda interna ed estera e l’occupazione.


In un sistema globale orientato alla ripresa, con un forte traino dall’economia Cinese, l’economia lombarda beneficia del riconquistato dinamismo dei mercati esteri, ma gli effetti economici del prolungarsi della pandemia sono ancora presenti, in particolare per il mercato interno. I diversi modelli di specializzazione produttiva dei territori hanno portato a un impatto differente sulle attività aziendali delle limitazioni delle attività e degli spostamenti. In maggior sofferenza sono ancora i servizi legati al turismo, all’intrattenimento e le filiere del comparto moda. L’auspicata ripresa dopo le chiusure invernali non è ancora a pieno regime, anche a causa del protrarsi delle misure di contenimento (seppur meno diffuse e stringenti rispetto alla scorsa primavera) che colpendo maggiormente turismo e ristorazione si ripercuotono anche sul settore Alimentare manifatturiero.


In questa prima rilevazione del 2021 per l’industria sono pochi i settori che registrano ancora contrazioni tendenziali rispetto al primo trimestre 2020 dei livelli produttivi: Abbigliamento (-15,4%), Tessile (-6,1%) e Alimentari (-3,3%); su quest’ultimo pesa lo stop del comparto HoReCa che si è protratto a lungo. All’opposto ben cinque settori registrano incrementi tendenziali a due cifre con dati particolarmente positivi per i Mezzi di trasporto (+19,6%) che riescono così a superare anche i livelli pre covid registrando un incremento del +16,2% rispetto alla media 2019. Il settore Pelli-calzature, nonostante un incremento del +3,8% tendenziale, rimane il settore più sofferente ancora non in grado di recuperare le perdite eccezionali dello scorso anno con un gap dei livelli produttivi del -23,1% rispetto alla media 2019.


Il quadro settoriale dell’artigianato mostra ancora tutti i settori con valori inferiori al periodo antecedente la pandemia, nonostante 6 settori su 11 registrino incrementi tendenziali anche consistenti. Tra questi si segnalano in particolare la Siderurgia (+23,7%), la Gomma-plastica (+11,5%), il Legno-mobilio (+9,4%) e la Meccanica (+9,2%) con gli incrementi più consistenti. Si conferma il dato negativo del comparto moda: Pelli-calzature in primis (-19,5%), ma anche Abbigliamento (-4,8%) e Tessile (-2,2%). Dati tendenziali negativi anche per Alimentari (-2,0%) e Carta-stampa (-1,2%).









Per il comparto industriale, i miglioramenti registrati dalla produzione si sono trasmessi anche agli altri indicatori: il fatturato cresce dell’11,1% su base tendenziale e la dinamica congiunturale è più contenuta ma anch’essa positiva (+0,5%); il confronto con la media 2019 è però ancora negativo (-4,9%).

Gli ordini interni dell’industria crescono del +12,6% tendenziale, quelli esteri del +10,5%. Segnale positivo che viene confermato dal confronto con i livelli pre-crisi che vede gli ordini interni crescere del +3,9% rispetto alla media 2019 e gli ordini esteri del +4,6%.

Anche per questi indicatori le dinamiche dell’artigianato sono meno positive registrando incrementi tendenziali meno intensi e svolte congiunturali negative (ordini interni -4,7% e ordini esteri -0,3%). Anche rispetto alla media 2019 l’artigianato mostra gap più consistenti ancora tutti da colmare.


L’occupazione per l’industria dopo tre trimestri consecutivi di segni negativi presenta un saldo positivo contenuto (+0,8%), con il tasso d’uscita che cala all’1,7% e il tasso di ingresso che sale al 2,5%. Diminuisce ancora il ricorso alla CIG: scende dal 29,2% al 23,1% la quota delle aziende intervistate che ha utilizzato la cassa integrazione e la quota sul monte ore cala al 2,7%. Rispetto al picco senza precedenti di 235 milioni di ore di CIG ordinaria autorizzate del secondo trimestre 2020, il dato delle autorizzazioni nel primo trimestre 2021 scende a 73 milioni di ore, pur scontando le richieste fatte in via precauzionale dalle imprese in attesa del rinnovo dei provvedimenti di sostegno, ed è il più basso dall’inizio della crisi. Saldo occupazionale positivo anche per l’artigianato (+0,5%), con tassi d’ingresso al 2,5% e di uscita al 2,0%. Diminuisce il ricorso alla CIG con il 23,3% delle aziende artigiane che dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione, mentre la quota sul monte ore è al 3,1%.


Le aspettative degli imprenditori industriali sull’andamento della domanda continuano a migliorare, ed anche quelle relative al mercato interno raggiungono finalmente l’area positiva. Gli imprenditori lombardi sono ottimisti anche relativamente al recupero dei livelli produttivi nel prossimo trimestre, con aspettative sulla produzione industriale in ulteriore miglioramento.

Per l’artigianato le aspettative seguono una dinamica di miglioramento ma si posizionano ancora nell’area negativa, tranne che per la domanda estera, evidenziando una maggior cautela circa la velocità di ripresa.


Le aspettative sull’occupazioneper l’industria raggiungono l’area positiva ma in questo caso il dato è fortemente influenzato dal blocco dei licenziamenti e dalla possibilità di ricorrere alla CIG, per cui l’impatto effettivo sui livelli occupazionali sta slittando in avanti. Per l’artigianato le aspettative sull’occupazione migliorano ma il saldo resta negativo.


Focus: la reazione delle imprese alla pandemia

Le imprese della Lombardia sono state tra le più colpite dalla crisi specie nella primavera dello scorso anno. Per l’industria, interpellata nel secondo trimestre 2020, nel pieno delle difficoltà legate alla prima ondata pandemica, il sistema imprenditoriale segnalava gravi problemi nelle relazioni di filiera a valle: quasi metà degli intervistati (47%) rilevava problemi significativi con i clienti o ordini cancellati, mentre per 2 imprese su 10 il problema più pressante era rappresentato dalle chiusure e dalle limitazioni imposte alle attività produttive.

I risultati della nuova indagine del primo trimestre 2021 presentano ancora una difficile relazione con i clienti, considerati il problema più grave per il 32% degli intervistati dell’industria e circa il 37% per l’artigianato.

L’azione principale attivata dalle imprese lombarde per rispondere ai cambiamenti intervenuti resta la riduzione della produzione (44% dei rispondenti per l’industria e 48% per l’artigianato). È però rilevante anche la quota di imprese che non ha attivato nessuna particolare azione (36% per l’industria e 38% per l’artigianato), forse segno di un graduale ritorno alla normalità.

L’aumento della produzione ha riguardato una quota significativa di imprese industriali (16%) e minore per l’artigianato (9%). Poche le possibilità di convertire la produzione, scelta questa che si rivela molto spesso difficilmente percorribile dal punto di vista finanziario o gestionale (4% l’industria e 6% l’artigianato).

Resta a livelli minimi, e in riduzione, la quota di imprese che dichiara di dover cessare l’attività entro l’anno (0,1% per l’industria e 1,2% per l’artigianato) e cresce la quota di chi o non ha avuto effetti negativi o è già riuscito a recuperare le perdite (42% per l’industria e 32% per l’artigianato) dato che fa sperare.

Per gli artigiani è significativa - e maggioritaria - la quota di chi pensa di proseguire l’attività ma di non riuscire a recuperare le perdite - che arriva al 26%.


In sintesi: il primo trimestre del 2021 ci restituisce una immagine diversificata dell’impatto e della ripresa dopo la crisi da Covid.

Mentre l’industria manifatturiera sembra essersi avviata a un veloce recupero per numerosi settori, il dato complessivo è appesantito dai settori maggiormente tradizionali che hanno subito maggiori perdite.

Per le imprese artigiane, anche se il percorso di ripresa è in molti casi iniziato, restano livelli ben al di sotto del 2019, in gran parte per il perdurare di livelli di domanda interna ancora depressi.

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