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Francia: l’azzardo di Macron






11 Giu 2024

La decisione del presidente francese di indire elezioni anticipate è una scommessa pericolosa, che proietta la Francia e l’Europa verso l’ignoto.



La decisione di Emmanuel Macron di convocare elezioni anticipate nella tarda serata di domenica quando, tra lo stupore generale, i primi exit poll europei davano già la misura del risultato storico del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, ha avuto l’effetto di un terremoto. Se il commento a caldo di Le Pen ostenta fiducia: “Siamo pronti a governare se i francesi si fidano di noi”, da sinistra si è levato un coro di accuse al presidente: Manon Aubry, capolista di France Insoumise, ha definito il risultato di Renaissance, la coalizione voluta da Macron “talmente debole” da rappresentare “una sonora sconfitta” e l’inizio “della fine del macronismo”. Emmanuel Macron “si inchina alle esigenze di Jordan Bardella” ha dichiarato invece il socialista Raphael Glucksmann, dicendosi “disgustato” dal suo comportamento. Intanto però la corsa contro il tempo è già iniziata: le candidature dovranno essere presentate da mercoledì 12 giugno a domenica 16 giugno. L’indomani inizierà la campagna elettorale per il primo turno, previsto per il 30 giugno, cui ne seguirà un secondo il 7 luglio. “Andiamo in campo per vincere” ha spiegato il presidente in un’intervista esclusiva a Le Figaro – negando che la decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale sia una scelta folle: “No, per niente. Penso solo alla Francia. È stata la scelta giusta, nell’interesse del paese. E ai francesi dico: non abbiate paura, andate a votare’”. 

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Corsa alle alleanze?

Dopo l’annuncio a sorpresa, migliaia di persone sono scese in piazza a Rennes, Nantes, Rouen e a Place de la République a Parigi per invocare una coalizione contro l’estrema destra. Poche ore dopo France Insoumise, i Verdi, il Partito socialista e il Partito comunista hanno annunciato la creazione di un nuovo “fronte popolare” che presenterà candidature uniche al primo turno. Intanto, si moltiplicano le voci di un campo largo anche a destra: I leader della RN Jordan Bardella e Le Pen hanno avuto colloqui lunedì con Marion Maréchal – nipote di Le Pen un tempo un’esponente di spicco del suo partito prima che litigassero – e oggi leader del piccolo partito di estrema destra Reconquete. “Desidero ardentemente che possiamo trovare il modo di riunirci tutti”, ha detto Marechal ai giornalisti. Ma la notizia del giorno, senza ombra di dubbio è l’alleanza che Jordan Bardella e Marine Le Pen sarebbero riusciti a concludere con la destra tradizionale dei Repubblicani. L’intesa è stata annunciata dal leader del partito Eric Ciotti e salutata da Bardella come “una scelta saggia, che mette l’interesse dei francesi prima di quello dei singoli partiti”. L’accordo, che ha sollevato non pochi distinguo anche tra i repubblicani, sembra aver colto di sorpresa l’Eliseo: una conferenza stampa del presidente, prevista per oggi pomeriggio, è stata rinviata a domani e Yaël Braun-Pivet di Renaissance, presidente della disciolta Assemblea nazionale, non ha usato mezzi termini: “Oggi Jacques Chirac è morto una seconda volta. Eric Ciotti ha appena assassinato la destra repubblicana. A tutti coloro che rifiutano il compromesso e il disonore, lancio un appello: uniamoci per la Repubblica e i sui valori”.

Azzardo calcolato?

Anche i mercati sono rimasti spiazzati dalla decisione di Macron di indire nuove elezioni. Al punto che ieri la borsa di Parigi si è guadagnata la maglia nera, trascinando al ribasso i titoli bancari di mezza Europa. Secondo i primi sondaggi il RN è in vantaggio per vincere le elezioni ma non dovrebbe ottenere la maggioranza assoluta in parlamento. Il partito di Le Pen e Bardella, secondo le proiezioni potrebbe ottenere da 235 a 265 seggi, un enorme salto rispetto agli attuali 88 ma meno dei 289 necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Anche se il partito di estrema destra ottenesse la maggioranza relativa, comunque, Emmanuel Macron rimarrebbe presidente per altri tre anni e sarebbe ancora responsabile della difesa e della politica estera. Ma perderebbe il controllo sull’agenda interna, compresa la politica economica, la sicurezza, l’immigrazione e le finanze, il che a sua volta avrebbe un impatto su altre decisioni politiche, come quelle sugli aiuti all’Ucraina, poiché avrebbe bisogno del sostegno del parlamento per finanziare qualsiasi sostegno, come parte del bilancio francese. Cosa si nasconde dunque dietro quello che, a tutti gli effetti, appare come un azzardo, a cui sul piano istituzionale il presidente non era tenuto? Il suo – convengono alcuni politologi– sarebbe un rischio calcolato. Il presidente sarebbe stato costretto comunque a indire elezioni parlamentari anticipate in autunno, sostengono, e così facendo ha preso l’iniziativa e giocato sull’effetto sorpresa: “La politica è movimento – sembra confermare Macron – e la decisione che ho preso apre una nuova era”.

L’Europa trema?

L’alternativa, sostengono fonti vicine alla presidenza, era di restare senza una maggioranza per tre anni, vivacchiando all’ombra della crescita dell’estrema destra con il rischio di vederla vincere alle presidenziali del 2027. Così Macron avrebbe meditato la decisione, spiazzando anche Bruxelles e le capitali europee. La sua scommessa “sembra contare su una maggiore affluenza alle urne e su un voto più cauto da parte degli elettori mettendoli di fronte a una scelta chiara – osserva Mujtaba Rahman, esperto dell’Eurasia Group – tra lo status quo, centrista, filoeuropeo e di sostegno all’Ucraina e il rischio esistenziale di un governo di estrema destra, visceralmente anti-europeo e ha una storia di… culto e sostegno [al presidente russo Vladimir Putin]”. Comunque la si veda, è possibile che il presidente francese si illuda, da un lato, sulla paura che ancora suscita il RN, e dall’altro che sottovaluti l’acredine maturata nei suoi confronti in buona parte del paese. A questo punto, non si può affatto escludere che, se la mossa dovesse fallire, Jordan Bardella si ritrovi a 28 anni il più giovane primo ministro della storia repubblicana e che un pilastro dell’Unione passi d’improvviso sotto la guida di un movimento nazionalista, euroscettico e anti-immigrazione, che potrebbe entrare in conflitto con Bruxelles. Certo Macron aveva poche opzioni prive di rischio. Ma gli effetti del voto francese si faranno sentire ben oltre le frontiere nazionali e decidendo di sciogliere l’Assemblea, il presidente francese ha catapultato la Francia e l’Europa verso l’ignoto.

Il commento

di Matteo Villa, Senior Research Fellow ISPI

“O la va o la spacca. Due giorni dopo la mossa a sorpresa di Macron, il dibattito resta polarizzato tra chi crede che il presidente abbia fatto un grosso errore strategico e chi pensa che quella delle elezioni fosse l’unica alternativa per uscire da una prospettiva di anni di impasse (e attacchi incrociati).  Se è vero che la scelta del Presidente francese sembra avere dato una scossa al panorama nazionale, risvegliando coalizioni sopite (a sinistra) e aperture ad alleanze inaspettate (a destra), a oggi l’unica cosa che sembra chiara è una: Macron, e il suo partito, restano isolati.”

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