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Grandi manovre per il Presidente della Repubblica: Berlusconi o Draghi?






La situazone attuale :

Centrodestra compatto nell'appoggiare Silvio Berlusconi. e con l'appoggio di Italia Viva e dei transfughi di M5S ed altri, molto sensibili alle lusinghe del Cavaliere potrebbe avere la maggioranza.

Letta ed il PD che controlla solo il 14% dei parlamentari ed Conte che controlla , si fa per dire quel che resta del M5S, non hanno la maggioranza per imporre il loro candidato

Strategia vincente : ci vuole un candidato che riscuota un vastissimo consenso politico : ovvero Mario Draghi.


Letta evoca il caso Leone, il Parlamento non reggerebbe E vitiamo il modello Leone. Per Letta è quello il precedente da scartare per il modo lacerante con cui il Parlamento lo elesse. Fu votato con appena il 51% dei consensi, un soffio. Un rischio che vede anche adesso e chissà se pensa alle manovre di Berlusconi o alle tentazioni che stanno maturando nel centro-destra con i soliti sospetti dei renziani. Intanto quello che ieri ha detto il segretario Pd sul caso-Leone risponde non solo a uno stile istituzionale ma alla paura di vedersi tagliato fuori dai giochi. Un timore che condivide con Conte che ieri era insieme a lui alla presentazione di un libro. Tutto il ragionamento, infatti, nasce dalle dichiarazioni del capo dei 5 Stelle che sembra “abdicare” al ruolo di kingmaker pur guidando il gruppo parlamentare più numeroso. «Ritengo sia corretto che ci sia un ampio coinvolgimento di tutti. E lo dico da partito di maggioranza relativa che potrebbe sbracciarsi per un nome». Anche per lui vale quanto detto per Letta, cioè, il senso della sua proposta non è solo generosità istituzionale ma realismo politico. E l’ammissione di ciò che è davanti agli occhi di tutti. Ossia che pur essendo il gruppo più ampio, quello grillino è anche il meno controllabile come hanno dimostrato le tensioni sulle votazioni dei capigruppo a Senato e Camera. Il leader Pd sconta una fragilità simile, nel senso che quel 18% uscito dalle urne del 2018 non esiste più. In termini reali – dopo la scissione di Renzi – il peso numerico tra Camera e Senato è sceso sotto al 14% e, soprattutto, è difficile dire con certezza che il segretario controlli tutti i voti. O quanti ne abbia sulla carta. Sia Conte che Letta ieri hanno provato a lanciare un candidato comune di «alto profilo morale» ma il nocciolo è che il centro-sinistra si trova di fronte a una debolezza che non è solo numerica ma riguarda i leader e la loro presa sui parlamentari. E questo è ciò che lo distingue dal centrodestra. Anche da questa parte non ci sono i numeri sufficienti per eleggere un candidato – come dimostra la campagna di Berlusconi per conquistarsi i sì fuori dal perimetro della coalizione – ma al netto delle crepe in Forza Italia, Salvini e Meloni hanno il controllo dei gruppi. Una differenza che dà corpo allo spettro di Leone e alle possibili forzature a destra. «Chi tenta l’elezione al Colle alla Leone con 505 voti - diceva Letta - non ha capito il tempo che sta vivendo il Paese». Ma ciò che davvero fa paura del precedente di Leone non è solo il numero risicato di “sì” ma le estenuanti votazioni: ben 23 prima di eleggerlo. Un Parlamento come l’attuale non potrebbe reggere una prova simile. ( solita drammaticità)



Da un sondaggio Ben il 70% degli intervistati vorrebbe Draghi ancora a Palazzo Chigi mentre solo il 12% preferirebbe la sua elezione alla carica di presidente della Repubblica. A presentare il report Renato Brunetta di Forza Italia, Carlo Calenda e Marco Bentivogli di Azione, Luigi Marattin di Italia Viva e di democratici Debora Serracchiani, Stefano Ceccanti e Enrico Morando. Eppure i leader dei partiti più grandi sembra si stiano muovendo in altra direzione.


PD e M5S sono alla ricerca del terzo incomodo, una figura di Altissimo profilo istituzionale.


«Serve l’ampio coinvolgimento di tutti. Non escludo un’iniziativa comune al Pd su una figura di alto profilo morale», ha detto Conte. E Letta, che nel week end aveva auspicato il coinvolgimento anche della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha ribadito: «Un’elezione con 505 voti come fu quella di Giovanni Leone sarebbe una grave ferita istituzionale al Paese: il tempo che stiamo vivendo ci impone una larga coalizione anche per il Colle». Ed è chiaro che, una volta accertata l’indisponibilità al bis di Sergio Mattarella, l’unica figura con questi requisiti è proprio quella di Draghi.

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