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Il governo chiederà la fiducia sulla riforma della Giustizia



Archiviato il folle progetto di riforma della giustizia che consegnava ai giudici il potere di giudicare in eterno un accusato, archiviato l'opposizione dei giustizialisti pentastellati che hanno capito , non tutti, che la stessa legge poteva essere usata contro di loro, archiviata la mediazione del segretario PD Letta, ora il governo Draghi pone la fiducia. Prendere o lasciare.

Il problema centrale è il termine di due anni entro il quale va celebrato il processo di appello, oltre il quale scatta la tagliola della improcedibilità.


La riforma Cartabia è profondamente innovativa perché muta i rapporti tra cittadini e Stato, trasforma il giudice da contabile della sanzione in colui che può aiutare il condannato a ricostruire i rapporti con la società spezzati dal reato”. Luciano Violante, magistrato prima di entrare in politica per un lungo tragitto che dal Pci lo ha condotto fino al Pd, “Vedo un’ondata di no che rischia di aggravare la crisi di legittimazione della magistratura. Mi auguro che essa possa concorrere a costruire un processo penale nuovo, diventando protagonista e non antagonista di questo cambio radicale di mentalità e strategia”



Il governo chiederà la fiducia sulla riforma della Giustizia: lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa di giovedì 22 luglio, organizzata per annunciare le nuove regole sul Green Pass. La riforma, presentata dalla ministra Marta Cartabia, è uno dei pacchetti di leggi più importanti tra quelli che l’Italia deve approvare per ottenere i finanziamenti europei del Recovery Fund. La discussione della riforma inizierà alla Camera il prossimo 30 luglio e il governo vorrebbe riuscire ad approvarla entro agosto.


Draghi ha ricordato che all’inizio di luglio «c’è stato un testo approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri», che questo testo sarà «un punto di partenza» e che sarà possibile fare dei «miglioramenti di carattere tecnico»: si tratterà dunque di tornare in Consiglio dei ministri e trovare un nuovo accordo su un testo condiviso. Draghi ha poi chiarito che «la richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo», ma che c’è «tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma e siano condivisi».

Qualche giorno fa, Draghi aveva incontrato il nuovo leader politico del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, per un atteso colloquio proprio sulla riforma della Giustizia. Dalle dichiarazioni successive e dalle ricostruzioni dei cronisti politici sembrava che Draghi e Conte si fossero messi abbastanza d’accordo, intendendosi sul sostegno del M5S alla legge in cambio di qualche modifica gradita. Il giorno dopo, il M5S aveva presentato però più di 900 emendamenti.


La fiducia potrebbe dunque essere posta su un nuovo testo condiviso – che accolga alcune delle modifiche chieste dal M5S, ma non solo – oppure, se non sarà possibile trovare un nuovo accordo, potrebbe essere posta sul testo uscito dal Consiglio dei ministri all’inizio di luglio e comunque approvato all’unanimità, anche dal M5S.

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