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La disfatta della Lega del Salvini del papete- dei flirts avventati con i sovranisti







La disfatta della Lega

Non è riuscita a superare il 10% e ha preso la metà dei voti di Fratelli d'Italia perfino in Lombardia e in Veneto

Matteo Salvini (AP Photo/Andrew Medichini) La Lega non è riuscita a superare il 10 per cento dei consensi a livello nazionale alle elezioni politiche, una soglia che nei giorni precedenti al voto era stata indicata come determinante per il futuro del partito e del suo segretario Matteo Salvini: raggiungerla sarebbe stato un risultato accettabile, mentre rimanere al di sotto avrebbe significato una disfatta. Alla fine, con il 9 per cento dei voti, una percentuale distante dal 12 per cento previsto dai sondaggi, la Lega è stata probabilmente il partito che ha deluso di più le aspettative, e la sua sconfitta è evidente non solo per non aver superato il 10 per cento. Il crollo dei voti rispetto al 34% delle Europee del 2019, il distacco da Fratelli d’Italia e il peso in coalizione di poco superiore a quello di Forza Italia, il quarto posto dietro al Movimento 5 Stelle, la debolezza nelle regioni del sud su cui Salvini aveva in parte investito negli ultimi anni e soprattutto i risultati deludenti ottenuti in Lombardia e in Veneto imporranno probabilmente la messa in discussione della leadership. Domenica sera Salvini ha raggiunto la sede della Lega, in via Bellerio a Milano, poco dopo le 22.30 e ha deciso di non parlare durante lo spoglio come invece ha fatto Giorgia Meloni. Salvini commenterà i risultati lunedì durante una conferenza stampa annunciata per le 11. Non potendo rimanere completamente in silenzio, si è affidato a un tweet essenziale per sottolineare la vittoria della coalizione: «il centrodestra è in netto vantaggio. Sarà una lunga notte ma già da ora vi voglio dire grazie». Tuttavia, nonostante la vittoria della destra e le prospettive di ottenere almeno un ministero importante, Salvini non può essere soddisfatto. Il calo rispetto alle elezioni europee è netto: nel 2019 la Lega aveva raggiunto il risultato migliore della sua storia, il 34% dei consensi a livello nazionale, mentre alle politiche dell’anno precedente era arrivata al 17%. In soli tre anni è riuscita a perdere il 25 per cento dei voti.

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