Perché la condanna di Mimmo Lucano ha basi solide (e non punisce l’immigrazione clandestina)
da Open.online. del 10/01/2021
Perché Mimmo Lucano è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di carcere per il Sistema Riace? E perché il giudice ha raddoppiato la pena rispetto alle richieste del pubblico ministero? Mentre il caso dell’ex sindaco diventa politico e in attesa di leggere le motivazioni della sentenza è utile cercare di capire in base a quali ragionamenti il tribunale di Locri ha emesso la sentenza di 13 anni e due mesi di reclusione. Ovvero quasi il doppio rispetto alla richiesta della pubblica accusa, che aveva invocato per Lucano la condanna a 7 anni e 11 mesi. E l’ex sindaco dovrà restituire 500 mila euro riguardo i finanziamenti ricevuti dall’Unione europea e dal governo. Proprio in relazione a quel “modello Riace” per l’accoglienza ai migranti che aveva reso il borgo della Locride famoso in tutto il mondo.
La sentenza arriva a pochi giorni dal voto per le elezioni regionali. Lucano è capolista con “Un’altra Calabria é possibile” nelle tre circoscrizioni della regione a sostegno del candidato alla presidenza Luigi de Magistris. E, come spiega oggi Il Fatto Quotidiano, il dispositivo certifica che Lucano non ha favorito l’immigrazione clandestina. L’accusa di aver organizzato “matrimoni di comodo tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano” è stata ritirata dai pm. La condanna è arrivata per i reati contro la pubblica amministrazione, la pubblica fede e il patrimonio. Ovvero associazione per delinquere finalizzata a “commettere un numero indeterminato di delitti”, falso in atto pubblico e in certificato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio e peculato.
E qui c’è la prima tecnicalità da spiegare. I pubblici ministeri consideravano questi reati come “esecutivi di un medesimo disegno criminoso”, e in questi casi per calcolare la pena si prende la pena base (ovvero quella inflitta per il reato più grave) e la si aumenta fino al triplo. Il reato più grave tra quelli elencati è il peculato, che prevede una pena dai 4 ai 10 anni. I giudici hanno separato due “disegni criminosi”, raddoppiando le pene base e aumentando di conseguenza l’entità della condanna. Il reato di peculato riguarda 800mila euro e per questo ha prodotto 10 anni e 4 mesi di carcere. A questi vanno aggiunti altri 2 anni e 10 mesi per il secondo gruppo di reati, che comprende tre diverse condotte di abuso d’ufficio e il falso in certificato. Per aver rilasciato una carta d’identità a una cittadina nigeriana che non era residente a Riace. In più c’è un altro fattore. Ovvero la riqualificazione – fatta d’ufficio dai giudici – di uno degli abusi d’ufficio in truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Infine, c’è da segnalare che né a Lucano né agli altri 26 imputati sono state concesse le attenuanti generiche.
Il Fatto Quotidiano | Il dispositivo della sentenza
Il dispositivo della sentenza
Anche Franco Bechis sul Tempo oggi spiega che il dispositivo della sentenza della corte guidata dal giudice Fulvio Accurso nella sua decisione ha del tutto stravolto i capi di accusa dei pm.
Ha assolto Lucano dalla concussione e dal favoreggiamento di immigrazione clandestina rispettivamente per non avere commesso il fatto e perché i fatti non risultano. Poi ha identificato il reato più grave nel peculato (pena minima 4 anni), compiuto per 16 diversi fatti. In continuazione del reato in associazione per delinquere con altri (quindi la pena era aumentabile fino al triplo)- E per questo condannato Lucano a 10 anni e 4 mesi. Poi ha rideterminato il reato di abuso di ufficio in quello di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. E per farla breve da questo arrivano altri 2 anni e 10 mesi.
E pure Marco Travaglio sul Fatto oggi spiega che al netto dei fatti contestati a lui e agli altri 26 imputati Lucano rispondeva di 16 capi d’imputazione. Il tribunale lo ha assolto per cinque, condannato per dieci e prescritto per uno. Travaglio segnala l’accusa di falso ideologico in atto pubblico per 56 determine necessarie per il rimborso delle spese da parte degli Sprar. Lucano «attestava falsamente di aver effettuato controlli su rendiconti di spese». Per quanto riguarda il peculato l’accusa è di aver distratto 2,4 milioni di euro per l’acquisto e l’arredo di tre case e un frantoio non rendicontati. Nel fascicolo dell’accusa ci sono anche «prelievi in contanti» per più di 531mila euro usati anche per un viaggio in Argentina.
La storia di Mimmo Lucano e del 'modello Riace': ascesa e caduta
Nel 2016 nella classifica dei 50 leader più influenti secondo 'Fortune'. Oggi la condanna a 13 anni e due mesi di reclusione per presunte irregolarità nella gestione dei migranti Riace, 30 settembre 2021 - Nel 2016 Mimmo Lucano era al quarantesimo posto nella classifica dei 50 leader più influenti del mondo della rivista americana 'Fortune'. Oggi è stato condannato a 13 anni e due mesi di reclusione. È la parabola della vita dell'ex sindaco di Riace, che ha fatto diventare quel piccolo borgo famoso nel mondo come modello di accoglienza e integrazione per i migranti giunti nel nostro Paese.
Una storia, quella di Lucano e di Riace, cominciata quasi per caso nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan a Riace Marina. Lucano e l'associazione Città Futura decisero che dovevano fare qualcosa. E così aprirono le porte delle tante case lasciate vuote da un'emigrazione che stava condannando Riace a diventare un paese fantasma, ai nuovi arrivati. Ma Lucano capì che la semplice accoglienza non era sufficiente. E così anno dopo anno 'Mimmo', come tutti lo chiamano, ha orientato l'attività della sua amministrazione all'integrazione dei rifugiati e degli immigrati irregolari. Ha aperto scuole, finanziando micro attività, ha realizzato laboratori, bar, panetterie e ha messo in piedi anche la raccolta differenziata porta a porta, che era garantita da due ragazzi extracomunitari che la trasportavano sul dorso di asini.
Nasce anche una moneta speciale per aiutare gli immigrati nelle spese giornaliere in attesa dell'arrivo dei fondi europei. E nella parte storica del paese nasce quello che era il fiore all'occhiello di Riace, quel "villaggio globale" fortemente voluto da Lucano e diventato famoso nel mondo, dove l'integrazione si toccava con mano. Si calcola che in 17 anni siano passati almeno 6mila richiedenti asilo provenienti da oltre 20 Paesi del mondo. E molti di loro hanno deciso di rimanere in questo piccolo borgo arroccato sulle pendici a 7 chilometri dal mare Ionio.
Nasce il "modello Riace". I riflettori si accendono sul borgo, Lucano viene preso ad esempio di un modo nuovo ed efficace di fare accoglienza. Non mancano, ovviamente, le voci critiche, soprattutto dall'area di centrodestra, ma Lucano va avanti per la sua strada. Che si interrompe improvvisamente la mattina del 2 ottobre 2018, quando la Guardia di finanza gli notifica un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa su richiesta della Procura di Locri proprio per la gestione del "modello Riace". Pesanti le accuse che gli vengono contestate alle quali in tanti non credono. Tra queste l'irregolarità nella gestione dei fondi destinati all'accoglienza e violazioni alle leggi sull'immigrazione attraverso la celebrazione di matrimoni che sarebbero stati combinati al solo fine di far ottenere agli interessati il diritto di restare in Italia. Il paese inizia a svuotarsi dei migranti, le botteghe artigiane tirano giù le serrande. Il turismo, che il "modello Riace" aveva incentivato, viene meno.
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