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Prima fiducia al governo Meloni



ministri del governo Meloni


Il sole 24 ore

Più tempo per Quota 41 secca Flat tax con maglie larghe Le proposte della Lega. Per il 2023 si punta a uscite con 41 anni di contribuzione e 61-62 anni di età ma anche ad agevolazioni per la Pa. Sulla tassa piatta il Carroccio inizierà dalle partite Iva

reddito di cittadinanza

2,3 Milioni In base all’ultimo rapporto dell Anpal al 30 giugno i percettori di reddito di cittadinanza sono 2,3 milioni (1 milione di nuclei), di cui 920mila sono considerati in grado di lavorare. Tra questi, dopo una prima scrematura dei centri per l’impiego in 660mila (72%) dovevano essere presi in carico, ma solo in 280mila (42,5%) hanno stipulato il Patto per il lavoro. In 173mila (18,8%) risultano avere un lavoro (dal 26% del Centro Italia al 15,3% delle Isole

Prima fiducia tra le tensioni e il protagonismo di Salvini D a Palazzo Chigi facevano sapere che il discorso di oggi della premier alla Camera non guarderà solo alle scadenze più urgenti – bollette e legge di bilancio – ma «ambisce a essere un manifesto programmatico e una base di lavoro per l'intera legislatura». Un’ambizione che si comprende per due ragioni: intanto perché è la prima volta che Meloni parla agli italiani da presidente del Consiglio e quindi deve dare la sua idea di Paese uscendo dalle scadenze più immediate; la seconda è che deve ritoccare l’abito di “draghiana” che ha indossato in questi ultimi giorni. Getterà quindi lo sguardo oltre il 2022 e forse anche 2023 perché solo un respiro temporale più ampio le consente di rilanciare gli impegni economici del suo programma - dalle tasse alle pensioni – necessariamente da rinviare. Una nuova tabella di marcia che però le dia modo di tornare a vestire i panni di leader di destra. In effetti ha bisogno di rafforzare questa parte della sua narrazione perché il passaggio di consegne con Draghi è stato così tanto in continuità che veniva da chiedersi: ma perché Meloni era all'opposizione? Una domanda che ha senso a maggior ragione dopo la nascita del suo Esecutivo dove la gestione di ciò che conta è nelle mani di Giorgetti (l'unico ministro rimasto dal precedente Governo) e di Cingolani che resta come advisor di Palazzo Chigi (a titolo gratuito). Manca la discontinuità e quella dovrà dare nel discorso di oggi anche per non aprire troppi spazi ai suoi alleati, principalmente a Salvini. L’unico obiettivo del capo della Lega è quello di poter recuperare consensi approfittando del nuovo ruolo di Meloni “costretto” nella camicia di forza di un contesto finanziario, europeo e internazionale. Una camicia che la leader di FdI finora è riuscita a lasciare ad altri visto che è sempre stata all’opposizione, ma adesso tocca a lei. Salvini la sta aspettando al varco e che abbia voglia di dare fastidio si è visto dalle dichiarazioni su sbarchi e porti riprendendosi la bandiera dell’immigrazione pure se non sta al Viminale. E poi ha pubblicato una foto dove appare a capotavola in un vertice economico con Giorgetti praticamente “circondato” dai vari fedelissimi di Salvini, da Borghi a Siri a Bagnai. Un’immagine che è un messaggio in sé, cioè l’Economia è sotto la tutela della Lega. Da Forza Italia, la premier deve temere la frustrazione di quell'area che è rimasta esclusa dal Governo – a partire dalla Ronzulli – e medita vendette. Insomma, la prima fiducia ha già il seme delle insidie e, come per gli ultimi Governi, anche il suo avrà l’opposizione in casa.

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