Russia troppo grande, troppo diversa per affiliarsi all'Europa. Fine di una strategica cooperazione
Putin e la politica
dell’anti-occidentalismo
per l’identità russa
Potere & cultura
Il sole 24 ore 20 gen,2024 Adriana Castagnoli
Il Cremlino ha soffocato la società civile che cercava di nascere dalle ceneri dell’Urss, e reso più dipendente il Paese dalla Cina. Il bilancio della Russia per il 2024 mostra un aumento del 70% della spesa militare, al 6% del Pil e a un terzo di tutta la spesa pubblica.
Così, per dirla con le parole di Putin, la Russia «Stato-civiltà unico», che si sarà liberata da un Occidente in declino e dalle sue politiche socialmente liberali o “woke”, può svolgere la
missione storica di «costruire un sistema internazionale multipolare»: questo riorientamento determinerà la forza e l’autonomia a lungo termine della Russia. A livello economico, il disaccoppiamento della Russia dall’Occidente ha comportato l’incremento di produzioni
nazionali come è avvenuto nell’industria bellica e in agricoltura. Ma il Cremlino non si è chiuso in senso autarchico, anzi ha accresciuto le sue relazioni con il mondo esterno all’Occidente.
Malgrado non possa più legalmente sfruttare la tecnologia occidentale per la modernizzazione interna, ha trovato molti Paesi con cui aumentare il proprio commercio, in primis Cina, India e
Turchia, pur membro della Nato. La tecnologia occidentale continua ad arrivare di contrabbando o con percorsi commerciali tortuosi a Mosca. Più di 1 miliardo di dollari di esportazioni
dell’Ue, prese di mira dalle sanzioni, sono scomparse nel transito verso i partner economici e gli Stati confinanti della Russia, un flusso di “commercio fantasma” che i funzionari occidentali
ritengono abbia contribuito a sostenere l’economia di guerra di Vladimir Putin. Intanto, si approfondisce il legame economico con Pechino che, peraltro, smercia in Russia la sua tecnologia di consumo meno all’avanguardia (la Cina ha accresciuto di cinque
volte l’export dei suoi veicoli con motori a benzina). Con la prospettiva dell’allargamento della Ue ai Balcani occidentali e in considerazione dei genuini rapporti ideologici di Mosca con la
Serbia, nonché della sua stabile influenza sulla regione, è lecito chiedersi se la rottura tra Russia e Occidente sarà permanente divenendo la realtà cruciale delle relazioni internazionali del XXI
secolo. L’Ue potrebbe fare molto di più per essere protagonista geopolitica con le sue vaste risorse industriali e finanziarie. Tuttavia, mancanza di visione strategica, autocompiacimento,
quietismo l’hanno sinora ostacolata. Ma la Cina e il Sud del mondo non possono sostituire l’Europa come modello, almeno per le élite russe (in proposito, si veda anche l’«Economist»).
S e la storia dello sviluppo economico ci insegna qualcosa, ha affermato lo storico dell’economia David S. Landes, è che a fare la differenza è la cultura. Le credenze, i valori e le preferenze che sono in grado di cambiare i comportamenti della popolazione sono un fattore decisivo nella trasformazione di una società, possono assecondarne il progresso, la stagnazione oppure la
regressione. Ma altrettanto le immagini di futuro che guidano i leader politici e che si trasformano in geopolitica.
Nel 2020 Vladimir Putin proclamò che il destino della Russia e le sue prospettive storiche dipendevano dalle dimensioni della sua popolazione, da «quanti siamo e quanti di noi ci saranno». Sei mesi dopo l’invasione dell’Ucraina, ripristinò il premio dell’era sovietica di “eroina madre”, conferito alle donne che partoriscono e allevano 10 o più figli. Una delle prime a ricevere questo premio è stata la moglie di Ramzan Kadyrov, il ceceno signore della guerra,
musulmano e alleato di Putin.
Mosca ha anche accolto milioni di lavoratori migranti, principalmente provenienti da ex repubbliche sovietiche a maggioranza musulmana. Con un nuovo decreto Putin ha
dichiarato il 2024 «l’anno della famiglia».
L’agenzia statistica Rosstat ha stimato la popolazione “de jure”russa, includendo i circa 2 milioni e mezzo di abitanti della Crimea, a 146.447.424 al 1° gennaio 2023, un dato giudicato
imbarazzante per Putin perché inferiore a quello del 1999, annodella sua nomina a Primo
Ministro. Le vittime militari russe della guerra in Ucraina sono
centinaia di migliaia, ma le annessioni territoriali, la deportazione di migliaia di
bambini ucraini, nonché un giro di vite sull’aborto, costituiscono altrettante misure che, nella
politica di Putin, possono essere utili a contrastare il declino demografico. «Le famiglie
numerose – ha affermatodevono diventare la norma». Per Putin, la difesa della natura dell’identità nazionale russa passa di fatto attraverso l’uso del conservatorismo culturale come arma. Egli ha fatto dell’anti-occidentalismo un fulcro della sua politica interna, presentando l’Occidente come pericolosamentedecadente e i governi occidentali come spietatamente aggressivi nella loro volontà di depotenziare la Russia e di distruggere il popolo russo. Uno dei primi segni di questa tendenza è stata una legge del 2013, approvata su suggerimento del consigliere e assistente Volodin, che ha vietato la “propaganda” Lgbtq. Sotto questo aspetto, le politiche e la retorica dell’estrema destra americana e occidentale costituiscono, a un tempo, un modello e un mezzo adeguato per guadagnare il sostegno internazionale alla politica del leader russo. I princìpi socialmente più conservatori possono essere efficaci per creare un network internazionale in grado di minare l’ordine liberale o, almeno, di spingere gli Stati occidentali a indebolire le sanzioni e a ridurre il sostegno a Kiev. E ciò, con il supporto dei politici populisti a Washington, in primis l’ex presidente degli Stati Uniti, neo-candidato repubblicano in
pectore, Donald Trump, e altrove. L’ anti-occidentalismo radicale di Putin sta di fatto creando una
Russia che ha voltato le spalle alla propria storia europea, secondo Michael Kimmag e Maria Lipman. Il Cremlino si presenta ora come in guerra con l’intero Occidente. A sua volta,l’Occidente a sostegno dell’Ucraina ha cercato di isolare Mosca il più possibile.
L’ allontanamento della Russia dall’Occidente appare la cesura storica più profonda dall’epoca della rivoluzione bolscevica del 1917.
Questa svolta è avvenuta all’indomani della Grande Crisi finanziaria, fra il 2011 e il 2012, in occasione del terzo mandato presidenziale di Putin. In una serie di articoli allora pubblicati
sull’Izvestiia, il leader russo concludeva che la Russia non sarebbe mai potuta divenire un membro Ue per la sua unicità nella mappa politica del mondo, il suo ruolo unico nella storia e nello sviluppo della civiltà. Il modo in cui Putin assunse l’ufficio di presidente,
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