Sarà l'UE a condizionare la politica del nuovo governo, causa debito stratosferico.
Tetto al prezzo del gas, diritti e revisione del Patto di stabilità. È su questi temi che il futuro esecutivo si vedrà indicare l’agenda da Bruxelles
di Pasquale Napolitano Il prossimo governo dovrà fare i conti con l’Europa. Volente o nolente, sarà Bruxelles a dettare l’agenda all’esecutivo, almeno su tre punti: diritti, energia ed economia. Che sia il governo Meloni o Letta. Che resti Mario Draghi a Palazzo Chigi. Che vincano sovranisti o europeisti, cambierà poco. Quasi nulla. La rotta all’Italia sarà indicata da Bruxelles e Francoforte. La sfida europea nei prossimi cinque anni si giocherà su tre terreni. Il primo campo di battaglia sarà quello energetico, il vero banco di prova per l’esecutivo. Sarà, come ovvio che sia, una gara da giocare a Bruxelles. L’Italia è tra i Paesi che chiedono di fissare un tetto europeo al prezzo del gas. Decisione irrinunciabile, per il sistema produttivo italiano, strozzato nella morsa dei rincari. Eppure, l’Europa a oggi è timida sul punto. Non compie il passo decisivo. Non si lancia nell’allungo. Paura? No. La ragione è un’altra: la resistenza del governo tedesco guidato dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz. I contratti a costi vantaggiosi stipulati tra Berlino e Gazprom per la fornitura di gas suggeriscono alla Germania di non imboccare la strada che porta al livellamento del prezzo del gas. Oggi le imprese tedesche sono in una condizione ottimale, con una competitività nettamente superiore rispetto a quelle italiane. L’Europa dovrà decidere se imboccare o meno la strada del tetto al prezzo. Il governo italiano non potrà fare altro che affidarsi alle decisioni di Bruxelles. Non c’è premier politico o tecnico che possa indirizzare la scelta dell’Ue. Sarà l’Europa a decidere in piena autonomia, se liberarsi dal condizionamento tedesco sul dossier energetico. Il campo di azione del futuro esecutivo italiano sarà molto limitato. Parliamo della proposta di disaccoppiare il prezzo del gas dal prezzo dell’elettricità. Il via libera dell’Europa al tetto potrebbe essere la svolta per l’Italia. In caso contrario, le imprese italiane resteranno ingabbiate tra dipendenza energetica e speculazione. Il secondo terreno, che determinerà le scelte del governo italiano, è quello dei diritti. Diritti uguale alleanze. Il caso Ungheria è un segnale per tutti i governi europei. L’esecutivo italiano potrà scegliersi i partener europei? Spazio di manovra limitato. C’è un limite invalicabile. La minaccia ad Orbán di tagliare il 65% dei fondi di coesione dell’Ungheria (pari a 7,5 miliardi di euro) per le violazioni allo Stato di diritto segnano lo spartiacque. Sui diritti Bruxelles dividerà il vecchio Continente in buoni e cattivi. E non sarà una suddivisione solo etica, ma economica e commerciale. Sui diritti il prossimo inquilino di Palazzo Chigi non potrà compiere passi falsi. Dovrà muoversi sempre nel recinto fissato dai vertici Ue. I partener e gli alleati li decide Bruxelles. Non Roma. L’avvertimento è chiaro. Terzo e ultimo, non per importanza, terreno su cui il governo avrà le mani legate, è quello economico. I leader chiedono più debito per finanziare le misure di sostegno a imprese e famiglie. Ma anche qui decide il “gigante Europa”. La partita chiave si gioca sulla revisione del patto di stabilità. Una decisione fondamentale per dare alle Nazioni, come l’Italia, più ossigeno. In campagna elettorale i partiti hanno offerto, quasi tutti, ricette espansive. Ma da Palazzo Chigi ogni provvedimento dovrà passare dal sigillo di Bruxelles. Ogni promessa dovrà essere vidimata dall’Ue.
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